Vita Chiesa

Istituti di scienze religiose, una realtà che parla europeo

di Alfredo JacopozziDirettore dell’Istituto superioredi Scienze religiose di Firenze«Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». Questo famoso proverbio indiano si addice bene a quanto sta accadendo alla formazione teologica dei laici in Italia svoltasi grazie agli Istituti Superiori di Scienze Religiose (Issr), che in questi anni sono «silenziosamente» cresciuti di qualità diplomando migliaia di docenti di religione cattolica, altrettanti animatori di comunità cristiane o semplicemente uomini e donne che hanno scelto di vivere una «fede adulta e pensata» interrogandosi nel proprio contesto socio-culturale. A ben pensarci si tratta di un patrimonio di formazione notevole all’interno delle nostre chiese!Da più parti si sente dire che la formazione sarà sempre più importante per affrontare i nodi cruciali del nostro futuro e le università avranno un ruolo sempre più rilevante nel garantire non solo specializzazione, ma anche formazione permanente. La formazione, quella vera, passa sempre attraverso un percorso di studi organico e strutturato e dato che ci troviamo in Europa, è necessario che la formazione universitaria abbia una configurazione comune e condivisa, anche e soprattutto per il riconoscimento dei titoli accademici. La formazione teologica e religiosa non fa eccezione. Da questo punto di vista gli Istituti Superiori di Scienze Religiose (e speriamo presto le facoltà teologiche!), dato che di formazione universitaria si tratta, hanno adeguato i propri piani di studio agli standard europei. Infatti, la Conferenza Episcopale Italiana in questi ultimi tre anni ha avviato un «progetto di riordino» degli Issr che poi ha presentato per l’approvazione definitiva alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’organismo vaticano che partecipa al cosiddetto «processo di Bologna», un tavolo per il riconoscimento dei titoli accademici a livello europeo. Cosa succede di fatto agli Istituti Superiori Scienze Religiose?

In Toscana sono stati ufficialmente riconosciuti e approvati dalla Congregazione tre Issr: il «Beato Ippolito Galantini» di Firenze, il «Beato Nicolò Stenone» di Pisa e il «Beato Gregorio X» di Arezzo. A questi si dovrebbe presto aggiungere il «Santa Caterina» di Siena, così che le tradizionali città universitarie della Toscana hanno tutte un loro centro di scienze religiose. Tutti questi istituti sono collegati dal punto di vista accademico alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze.

Gli Issr di Firenze e Pisa hanno un nuovo ordinamento di studi quinquennale in vigore dal prossimo anno accademico 2006-2007 (mentre il vecchio ordinamento rimane fino ad esaurimento) che, secondo la cosiddetta formula «3+2», prevede un ciclo di studi triennale a carattere biblico-teologico che si conclude con una «laurea breve» (Diploma in Scienze Religiose) e un biennio di specializzazione che si conclude con una «laurea specialistica» (Magistero in Scienze religiose). La specializzazione prevede due indirizzi comuni a tutti gli Issr: quello pastorale, specifico per la formazione di animatori della comunità cristiana e quello pedagogico-didattico, per gli insegnanti di religione cattolica nelle scuole. Inoltre a Firenze sarà possibile una specializzazione in cristianesimo e religioni, mentre a Pisa ci sarà una specializzazione in spiritualità (in collaborazione con i padri carmelitani). L’Issr di Arezzo attiverà invece soltanto il ciclo triennale di studi per la laurea breve.

Un’altra novità riguarda il sistema dei crediti formativi universitari (Cfu in italiano, Ects in inglese), che è il cuore della riforma universitaria in senso europeo. Con questo sistema si sostituisce all’ottica dell’insegnamento quella dell’apprendimento, spostando l’accento sullo studente, sulla sua legittima esigenza di rendere «realistico» l’impegno richiesto per ottenere un titolo di studio e di rendere quindi lo studio universitario percorribile in tempi relativamente certi. Inoltre, il sistema dei crediti favorisce la razionalizzazione dell’insegnamento attraverso un più alto grado di coordinamento fra discipline e aiuta gli studenti a organizzare un piano di formazione più personalizzato, anche al di fuori del proprio corso di laurea. In questo modo si può auspicare un maggiore scambio di studenti tra Università e ISSR, nel reciproco riconoscimento dei diversi percorsi formativi. Il prossimo passo?

Il probabile riconoscimento di questi titoli a livello di Stato italiano. L’Europa ormai ci fa stare tutti sulla stessa barca e, al di là degli insopportabili steccati di laicisti e clericali, da queste sinergie abbiamo tutti da guadagnare.