Vita Chiesa

KAREKIN II A ROMA: URGENTE IL CONSOLIDAMENTO DEI RAPPORTI

“Lo spirito della testimonianza attuale di incontro tra le due Chiese è fondata sul fatto che non si tratta di un dialogo esclusivo tra responsabili e autorità ecclesiali, ma attraversa le comunità, le parrocchie e le diocesi nel mondo”. Lo ha detto Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, commentando con la stampa l’incontro avuto stamani con Benedetto XVI. Nell’incontro è stato diffuso il messaggio pronunciato dal Catholicos nell’incontro con il Papa: “Nel nostro presente che muta così rapidamente, sia sul piano dello sviluppo, che economico, sociale, politico – vi si legge – è urgente oltre che necessaria la valutazione delle conseguenze sui diritti e sulla morale. Occorre intervenire anche di fronte alla globalizzazione qualora impoverisca il valore della persona e della vita”. Dopo aver sottolineato l’esito positivo di questi anni di incontri e scambio di visite ufficiali, Karekin II ha sottolineato che “un rafforzamento dei legami attraverso la tenacia dei rapporti e la collaborazione costituiscono un imperativo per le Chiese cristiane, al fine di una pace duratura e per la difesa dei diritti umani dei singoli, delle società, delle nazioni”. Alla conferenza successiva all’incontro del patriarca Karekin II con Benedetto XVI – svoltasi questo pomeriggio a Roma, presso la sede di Radio Vaticana – la delegazione al seguito si è intrattenuta sulla questione irachena. “La gravità della situazione non riguarda solo la minoranza cristiana, il problema è generale”, ha spiegato mons. Avak Asadourian, arcivescovo della Chiesa Armena in Iraq, che ha portato anche una testimonianza sulla pacifica convivenza tra rappresentanti di diverse religioni precedenti alla guerra: “un tempo in cui la convivenza tra cristiani e musulmani era fraterna”, ha detto il primate iracheno. “Ora la situazione e’ drammatica per tutti, mancano i beni di prima necessità, i medicinali. La situazione per le minoranze si è aggravata, ma non per motivi religiosi. La miseria e l’emigrazione verso la Siria e il Libano, per andare poi in Europa o negli Stati Uniti, è un dramma comune a tutti. La situazione è diversa da come la si vede da lontano”. “Ricordiamoci e amiamo questa terra che è stata culla del primo annuncio della Parola tra il Tigri e l’Eufrate”, ha detto infine l’arcivescovo.Sir