Vita Chiesa

LETTERA DEL PAPA SULLA PENITENZA

All’origine dell’attuale crisi del sacramento della confessione ci sono i due eccessi opposti dell’«individualismo» e del «collettivismo»: lo ha detto il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presentando giovedì 2 maggio in Vaticano la lettera apostolica del Papa «Misericordia Dei». Negli ultimi decenni, secondo il cardinale, il «sempre più frequente ricorso all’assoluzione collettiva», considerata come «una forma normale del sacramento della penitenza», è stato «un abuso che ha contribuito alla progressiva scomparsa di questo sacramento in alcune parti della Chiesa». Un «crescente individualismo, che comporta una chiusura dell’io come sufficiente a se stesso» e, all’opposto, un «crescente collettivismo, che identifica Dio come il soggetto ‘collettivo’ della comunità»: questi, per Ratzinger, i presupposti della recente «nuova idea di educazione alla penitenza» che hanno portato al prevalere dell’assoluzione collettiva, grazie alla quale si è fatta strada «la possibilità di dispensare dalla confessione personale». Tale «rimedio», per il prefetto, va oggi «riequilibrato», riconoscendo che «in quel clima di ricerca si sono prodotti abusi e malintesi». Il «motu proprio» del Papa, ha proseguito il cardinale, sottolinea «il carattere personalistico del sacramento della penitenza: come la colpa malgrado tutti i nostri legami con la comunità umana è ultimamente qualcosa di personale, così anche la nostra guarigione, il perdono deve essere totalmente personale». Oltre ad essere «una forma straordinaria e possibile solo in ben determinati casi di necessità», ha aggiunto Ratzinger, l’assoluzione collettiva «presuppone la volontà di provvedere alla confessione personale dei peccati, non appena ciò sarà possibile». «Non è nel potere della Chiesa sostituire la confessione personale con l’assoluzione generale», ha ribadito dunque Ratzinger commentando la lettera apostolica del Papa sulla penitenza. Se «nelle cure psicoterapeutiche si esige dalle persone di portare il peso di profonde e spesso pericolose rivelazioni della circa la loro interiorità», ha osservato il cardinale, nel sacramento della penitenza «si depone con fiducia nella bontà misericordiosa di Dio la semplice confessione della propria colpa». A proposito dell’impossibilità di ricevere l’assoluzione per «i penitenti che vivono in stato abituale di peccato grave e non intendono cambiare la loro situazione», cui il Papa fa cenno nel «motu proprio», Ratzinger – rispondendo ad una domanda di un giornalista sulla situazione dei divorziati risposati e degli omosessuali nella Chiesa – ha spiegato che «se manca la condizione fondamentale, cioè la volontà di cambiamento», non si può essere assolti. «Non si tratta di una punizione per alcune categorie di persone – ha precisato il prefetto – ma della semplice logica del sacramento». Nel corso della conferenza stampa, sono state fatte diverse domande sul recente incontro dei cardinali americani in Vaticano, per i noti casi di pedofilia in cui sono stati coinvolti nei mesi scorsi diversi esponenti del clero statunitense. I vescovi Usa, ha reso noto Ratzinger, hanno in programma «un giorno di espiazione e penitenza pubblica, che dovrebbe riflettersi poi sulla vita quotidiana dei cristiani» e costituire «un invito a pensare alla dimensione del peccato, della penitenza e della misericordia» e alla prassi della confessione «come educazione e prevenzione di queste cadute umane». Sir

Peccato, parola scomoda

«Misericordia Dei». Il testo del motu proprio