Vita Chiesa

LIBERTÀ RELIGIOSA: GLENDON (SANTA SEDE), «ABOLIRLA NON RISOLVE I CONFLITTI»

“Uno dei modi principali in cui viene violata la libertà religiosa è quello di confinarla alla sfera privata. Ma abolire la religione dalla sfera pubblica non risolve i conflitti ma li nasconde”. Lo ha detto Mary Ann Glendon, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, nella conferenza stampa, tenutasi oggi in Vaticano, a conclusione della XVII sessione plenaria della stessa Accademia su “Diritti universali in un mondo diversificato. La questione della libertà religiosa”. Dai lavori è emerso che la libertà religiosa nel mondo è a rischio crescente, perfino in quei Paesi che ufficialmente la proteggono: “nei Paesi che impongono ‘da basse a moderate’ restrizioni alla libertà religiosa, personalità influenti nei media, nella vita pubblica ed accademica spesso ritraggono la religione come fonte di divisione sociale, e trattano la libertà religiosa come un diritto di seconda classe”. “Pregiudizi che – per Glendon – si stanno in molte società occidentali”. Tuttavia, ha annotato la Presidente, le scienze sociali hanno cominciato a dubitare del fatto che “la religione è di per sé una fonte di divisione sociale”. “Alcuni studi indicano che la violenza tende effettivamente ad essere maggiore nelle società dove la pratica religiosa è soppressa, e che la libertà religiosa promuove la causa della pace riducendo i conflitti inter-religiosi”. Ci sono studi, ha aggiunto Glendon, che correlano positivamente la libertà religiosa “alla longevità della democrazia e alla presenza di libertà civili, politiche, di stampa, economica, di promozione della donna”. Altro punto emerso nella plenaria è che “non esiste un modello unico di libertà religiosa adattabile in tutti i Paesi. Ogni nazione – ha spiegato la presidente – è il prodotto della propria storia particolare e la maggior parte dei sistemi europei sono stati influenzati da scontri tra il secolarismo illuminista e il cattolicesimo, sullo sfondo del conflitto religioso”. Per questo “accettare che non esistono modelli universali non significa negare che la libertà religiosa è un diritto universale. Piuttosto, è riconoscere che ci deve essere spazio per un certo grado di pluralismo nel promuovere la libertà religiosa e altri diritti umani fondamentali nelle diverse circostanze culturali”. Come è accaduto per la decisione della Corte europea dei diritti umani nella sentenza per il caso italiano del Crocifisso nella quale “la Corte ha dichiarato che esporlo nelle scuole pubbliche, non significa necessariamente violare la libertà religiosa di altri credenti o non credenti, alla luce delle opinioni religiose tradizionali della maggioranza degli italiani”. Come a ribadire che “abolire la religione dalla sfera pubblica non risolve i conflitti ma li nasconde”.Sir