Vita Chiesa

LIBERTÀ RELIGIOSA: RAPPORTO ACS 2002, «ABUSI E PERSECUZIONI IN ASIA E AFRICA»

Minacce alle Chiese cristiane dai narcotrafficanti colombiani; persecuzioni dei cristiani nei regimi socialcomunisti asiatici, quali Cina, Vietnam, Corea del Nord e Laos. Discriminazioni nei Paesi islamici verso i non musulmani posti in condizioni di inferiorità sociale; episodi cruenti a danno delle minoranze religiose compiuti da estremisti indù. Sono alcuni esempi degli “attentati” alla libertà religiosa verificatisi nel 2001 nel mondo.

A darne notizia, la quarta edizione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo” curato, come di consueto, dall’Associazione Aiuto alla chiesa che soffre (Acs), e presentato giovedì 27 giugno a Roma. “Nelle Repubbliche ex sovietiche del Caucaso – sintetizza uno dei curatori, Andrea Morigi – si assiste a una costante violazione delle libertà religiose individuali; emerge inoltre, soprattutto in India, il pericolo crescente costituito dall’estremismo indù, causa di numerosi episodi sanguinari; ma anche negli Stati a maggioranza buddhista l’attività missionaria incontra diversi ostacoli”.

Violenze e omicidi a danno dei missionari sono diffusi in tutto il continente africano insanguinato da violenze e conflitti. “Ancorché la Nigeria sia uno Stato laico – si legge nel rapporto – l’introduzione della shari’a (la legge coranica) ha scatenato gravissimi scontri fra musulmani e cristiani con migliaia di morti, feriti e sfollati”, mentre in Ruanda, “dopo il genocidio del 1994, le tensioni e le polemiche contro la Chiesa cattolica faticano a stemperarsi”.

Migliorati invece in Kenya i rapporti tra cristiani e musulmani. In Egitto sono i copti ad essere vittime di discriminazioni; in Etiopia i protestanti hanno lamentato le violazioni più gravi. Mentre in Sudan, Tanzania e Zambia i cristiani continuano a subire minacce e intimidazioni, in Oceania è in corso il dibattito intorno alla legge sulla tolleranza razziale e religiosa. Nel 2001 “le 16 seziono nazionali dell’Acs – ha informato il direttore della seziona italiana, Attilio Tamburrini – hanno raccolto in totale quasi 80 milioni di euro investiti in circa seimila progetti in 116 Paesi nei quali la Chiesa incontra ostacoli e difficoltà”.

Il Rapporto, giunto quest’anno alla quarta edizione, segnala le restrizioni o i divieti giuridici a praticare e a diffondere la propria fede. In particolare, la ricerca riporta le violazioni dell’esercizio della libertà religiosa, verificatesi nell’anno 2001. Ampio spazio è dedicato all’analisi della situazione nei Paesi europei. “Intolleranza verso i gruppi minoritari, nuove ordinanze discriminatorie verso le comunità religiose, restrizione nell’insegnamento della religione a scuola”: sono queste alcune delle limitazioni subite dalla Chiesa cattolica e dalle altre denominazioni cristiane nel nostro Continente.

In particolare, il Rapporto dichiara ancora “grave la situazione in alcuni Paesi ex comunisti, come ad esempio la Russia e l’Ucraina, dove la Chiesa cattolica e altre denominazioni cristiane continuano a subire pesanti restrizioni nelle proprie attività di evangelizzazione”. E se in “numerosi Paesi, tra cui l’Albania, l’Irlanda, l’Islanda, l’Olanda e il Regno Unito, non sono stati rilevati mutamenti istituzionali significativi, né episodi di rilievo riguardanti il tema della libertà religiosa, preoccupante resta invece la situazione in Turchia, Paese a schiacciante maggioranza islamica, ma costituzionalmente laico”. La situazione è ancora più critica in Bielorussia e in Bulgaria. Nel primo Paese, “la politica di favoreggiamento della Chiesa ortodossa, religione più diffusa nel Paese, ha causato un aumento della discriminazione religiosa”.

In Bulgaria, invece, “circa 10 amministrazioni municipali hanno approvato, o stanno per approvare, ordinanze che regolano le attività delle comunità religiose; l’aspetto allarmante di ciò è che tali regolamenti violano la Costituzione, alcune leggi nazionali e i trattati internazionali a cui la Bulgaria ha aderito”.