Vita Chiesa

LIBERTÀ RELIGIOSA: RAPPORTO ACS, IN EUROPA LAICISMO AD OVEST, FATICOSA AUTONOMIA AD EST

“Atteggiamento laicista” in molti Paesi occidentali, mentre “nei territori reduci da decenni di totalitarismo socialcomunista fatica a farsi strada l’idea dell’autonomia della religione dallo Stato”. Questa, in sintesi, la situazione della libertà religiosa in Europa emersa dal Rapporto Acs 2006 presentato stamani a Roma. Nella sezione dedicata al vecchio continente vengono segnalati “l’incapacità di molti Paesi Ue di superare la stantia contrapposizione tra religione e vita civile”, così come i timidi passi nell’Est in materia di “denazionalizzazione delle Chiese”, in particolare in Georgia e in Russia. In quest’ultimo Paese, la registrazione della Trasfigurazione a Novosibirsk ha portato le diocesi cattoliche a quattro, e sembra superato il problema della concessione dei visti ai sacerdoti stranieri. Ancora difficili da rimarginare, si legge nella ricerca, “le ferite della guerra civile nell’ex-Jugoslavia, dove permangono situazioni di ostilità fra le diverse comunità religiose”.

Preoccupante la situazione della Moldova, unico Paese europeo, oltre alla Francia, che ha bandito l’insegnamento della religione dalle scuole pubbliche. Rispettato pienamente il diritto alla libertà religiosa in Armenia, mentre in Turchia manca ancora il riconoscimento della personalità giuridica delle Chiese cristiane e le minoranze sono oggetto di discriminazione e talvolta di atti violenti, come la recente uccisione di don Andrea Santoro.

Intimidazioni, violenze, soprusi: anche nel 2005 la libertà religiosa continua a subire aggressioni in tutto il mondo, in particolare in Cina, Iraq, Terra Santa, Turchia. E’ la fotografia scattata dal Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo, curato, come di consueto, dall’associazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) e giunto all’ottava edizione. Intervenuto questa mattina a Roma alla presentazione della ricerca, il direttore dell’agenzia AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, ha denunciato, tra l’altro, le persecuzioni della Chiesa in Cina, a proposito delle quali ha parlato di “ambivalenza”.

“Da un lato – ha detto – il governo cinese tenta di mostrare un volto positivo al mondo, dall’altro permane la mentalità stalinista dei quadri intermedi, l’Associazione patriottica e l’Ufficio affari religiosi, che con le ordinazioni episcopali illecite hanno acuito le tensioni con la Santa Sede”. Nel Paese, ha aggiunto, proseguono gli arresti di cattolici e protestanti, le torture contro gli appartenenti al Falun Gong e i monaci tibetani.

Nel frattempo, in merito alla visita a Pechino di una delegazione vaticana, annunciata oggi durante la presentazione del Rapporto, il direttore della Sala stampa della santa Sede, Joaquin Navarro-Valls, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Non ho commenti da formulare sulla notizia riportata da organi di stampa circa contatti in corso tra una Delegazione della Santa Sede e le Autorità cinesi”. Sir