Vita Chiesa

«La Chiesa alla prova della pandemia», convegno a Camaldoli

Riflettendo sul tempo della pandemia da Covid-19 papa Francesco ha affermato: «Il vero dramma di questa crisi sarebbe “sprecarla”». In questa prospettiva la comunità monastica di Camaldoli ha voluto organizzare alcuni momenti di riflessione e di «lavoro» su ciò, che dal punto di vista ecclesiale abbiamo vissuto in questo tempo.Il lockdown ha fatto emergere nella vita della Chiesa potenzialità e carenze, grande generosità e chiusure, vitalità e ferite, balzi in avanti e ritardi. Tutti abbiamo potuto osservare in questo tempo le varie soluzioni pastorali che in molti hanno cercato di adottare per far fronte all’impossibilità di incontrarsi. Alcune sono state pregevoli e hanno fatto emergere prospettive interessanti per il futuro, altre hanno invece mostrato un volto di Chiesa «impreparata» al confronto con gli uomini e le donne del nostro tempo. Alcuni sono stati in grado di usare linguaggio capaci di «parlare» e adatti a nuovi mezzi di comunicazione, altri non hanno fatto che riproporre, sebbene se in modalità «non-in-presenza», forme del passato non sempre consegnando un’immagine di Chiesa, così come il Vaticano II l’ha promossa. Particolare rilievo hanno avuto i mezzi di comunicazione e il loro utilizzo. Abbiamo scoperto che ci sono tante modalità per comunicare, ma al contempo dobbiamo constatare che non sempre le sappiamo utilizzare nel modo adeguato.In questo passaggio nel quale non si può nascondere la grave difficoltà, ma nemmeno «sprecare» l’apertura di inattese possibilità, la comunità ecclesiale è stata sfidata sia sul piano culturale (col mondo della scienza e con la cultura in generale), su quello linguistico (come comunicare la fede), sia sul piano della prassi liturgica da seguire (tutta la problematica delle chiese chiuse, delle messe in televisione, dei funerali non celebrati…). Nel convegno promosso presso la Foresteria del Monastero di Camaldoli dal 23 al 26 giugno si vorrebbe cominciare a riflettere sulle questioni di fondo che sfidano oggi la comunità ecclesiale. Il tempo della «prova», così come ci insegna la Bibbia, serve per sapere ciò che abbiamo nel cuore (Dt 8,2). Partiamo da qui, «da ciò che abbiamo nel cuore» per cercare di affrontare le questioni pastorali, ecclesiali, teologiche, liturgiche e spirituali che la «prova» del lockdown ha fatto emergere con particolare evidenza. Le varie relazioni che guideranno la riflessione cercano di toccare tutti questi aspetti. Molto spazio è stato anche riservato alla possibilità di confronto tra i relatori e i partecipanti. Nessuno in questo momento ha «ricette» preconfezionate. Si tratta invece di riflettere insieme e, in una prospettiva di fede, di mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa e alle nostre comunità, per una rinnovata vita cristiana e per l’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo.La prospettiva è quella di guardare al futuro, senza dimenticare il passato, ma cercando di scorgere in esso le ferite da rimarginare e i segni di speranza. Se questo tempo ci ha fatto scoprire anche i nostri «ritardi», la nostra incapacità di riempire i nostri granai dei doni dello Spirito che il Concilio ci ha consegnato, non sono l’amarezza, il risentimento e lo scoraggiamento i sentimenti che devono segnare oggi il volto delle nostre comunità. Occorre piuttosto non perdere uno sguardo di fede per saper scorgere «il bene». Certo il «male» della pandemia non viene da Dio, tuttavia, come nella storia di Giuseppe, altrettanto certamente egli «ha pensato di farlo servire a un bene» (Gn 50,20). La posta in gioco in questo momento è proprio quella di non farci sfuggire, di non «sprecare» quel bene che Dio pensa per noi.Il convegno si propone di offrire spunti di lettura e di riflessione su questo momento così impegnativo e decisivo per la vita ecclesiale. La riflessione continuerà con una seconda proposta, con un taglio maggiormente pastorale, dal 24 al 27 agosto.*Monaco di Camaldoli