Vita Chiesa

La Chiesa prega per le vittime degli abusi: «Le persone ferite devono sentirsi accolte»

Il 18 novembre, in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa, la Cei ha istituito una giornata di preghiera per le vittime degli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili: un appuntamento che quest’anno si rinnova per la seconda edizione.Suor Tosca Ferrante è la coordinatrice del «Servizio regionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili» che le diocesi toscane hanno istituito in linea con le indicazioni emanate dalla Cei: a lei abbiamo chiesto di illustrare le motivazioni di questa giornata.Perché è importante questo appuntamento annuale?«Il senso di ogni comunità/fraternità è la condivisione dell’umano che appartiene a ciascuno di noi. La Chiesa non è solo un “luogo fisico” da condividere in alcuni momenti liturgici ma è innanzitutto luogo dove ciascuno, abitato dallo Spirito, sperimenta la comunione con Dio e con i fratelli. Pregare per le vittime e i sopravvissuti agli abusi è espressione del prendersi cura, dell’esserci nella gioia e nelle ferite della comunità. Valorizzare questa giornata è rammentare, cioè portare alla mente, la necessità che i nostri luoghi diventino sempre più spazi sicuri per la crescita integrale di ciascuno, è anche ricordare cioè partecipare con il cuore al dolore altrui, è prestare attenzione agli altri, è farsene carico».Quest’anno il tema che accompagna la giornata è tratto dal Salmo 147: «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite». Dal dolore alla consolazione. Cosa viene fatto in concreto nelle diocesi per accompagnare questo percorso?«Il salmo 147 scelto per accompagnare questa giornata ci riporta la speranza nel cuore che è consapevolezza di un Dio che si prende cura e, nello stesso tempo, ci ricorda la necessità, e direi l’urgenza, che le nostre comunità diventino sempre più spazio generativo dove i minori e le persone ferite e indifese, possano sentirsi accolti, accompagnati nel dolore e custoditi nella consolazione.Per le diocesi italiane, è stato preparato materiale che può essere utilizzato in base ai destinatari e alle esigenze concrete della comunità. Ad esempio è stato preparato un momento di preghiera pensato in particolari per giovani ed educatori; una veglia di preghiera per tutta la comunità, un rosario meditato pensato per le persone, magari anche anziane, che fanno fatica a uscire di sera, uno schema di preghiere dei fedeli utilizzabile nella giornata o nella domenica successiva. L’idea è che ciascuna possa ritagliarsi un tempo in cui si custodisce la vita attraverso la preghiera.Una piccola nota: i testi del materiale sono stati preparati dal Servizio tutela minori della regione Toscana che in ambito di tutela sta svolgendo un buon servizio su tutto il territorio».Le diocesi toscane hanno fatto in questi anni passi importanti per la prevenzione degli abusi: a che punto siamo?«Le diocesi toscane, dopo un necessario tempo iniziale di strutturazione delle equipe e dei Centri di ascolto (ormai presenti su quasi tutto il territorio regionale), si sono attivate per incontrare istituzioni religiose e civili con l’obiettivo di far conoscere quest’importante realtà e avviare forme di collaborazione. Uno spazio ampio e continuativo è stato dato, e si sta dando, alla formazione di tutti coloro che nelle nostre realtà parrocchiali svolgono un servizio educativo o sono responsabili di realtà educative che afferiscono alla parrocchia. In particolare: sacerdoti, seminaristi, catechisti, educatori, formatori, genitori, allenatori sportivi ecc. L’obiettivo è la sensibilizzazione alla tematica educativa a partire dalla necessità di una sana e adulta relazione che permetta a ciascuno di crescere e maturare nell’acquisizione di valori quali: il rispetto, la custodia di sé, la carità ecc.A questo riguardo il Servizio regionale tutela minori ha organizzato in questi anni, incontri e convegni a supporto delle equipe diocesane e di tutti coloro che si prendono cura della dimensione educativa. È anche stato istituito, presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale, un corso di prevenzione e tutela dei minori e degli adulti vulnerabili tenuto dal prof. Stefano Lassi».Cosa possono fare ancora parrocchie e associazioni per essere parte di questo processo di consapevolezza, di accompagnamento, di prevenzione?«Ritengo sia necessario agire a diversi livelli. Curare la formazione di coloro che costituiscono le equipe formative ed educative, creare sempre più spazi di confronto non solo sul tema specifico ma sul nostro essere adulti, sul tema educativo, sulle fragilità che oggi le giovani generazioni si trovano a vivere e a sperimentare ecc.Curare l’essere in rete con le realtà che su occupano di prevenzione e abusi sul territorio, è importantissimo oggi favorire spazi di dialogo, valorizzare le differenze, creare ponti che possano essere attraversati “in sicurezza” perché poggiati sul rispetto, sulla collaborazione, sulla ricerca sincera del bene comune.Curare la fraternità nelle nostre realtà le quali, purtroppo, sono state raggiunte dall’individualismo e dall’indifferenza. Troppa solitudine, troppe urla inascoltate, troppe ferite non curate. Ritrovare la gratuità nelle relazioni porta anche ad attivare i sensori del cuore e della mente perché la prossimità diventi concreta e fattiva.Approfitto per riaffermare la disponibilità del Servizio regionale tutela dei minori e adulti vulnerabili a sostenere le realtà diocesane, i movimenti, gruppi e associazioni in questo processo di consapevolezza e responsabilità.Concludo con una riflessione di fratel MichaelDavide: “Come uomini e donne siamo chiamati a vivere con coraggio: vale a dire con fedeltà al nostro cuore, senza perderci in inutili timori, neanche quello di perdere qualcosa di noi stessi. Il coraggio sta proprio nel fatto di fare ogni cosa “di cuore”. […] Una delle cose più belle della vita è che se non si smette mai di sbagliare, possiamo sempre osare per fare meglio”. Buon cammino a tutti».