Vita Chiesa

La Messa in tutte le lingue

di Francesca FalagianiLa Messa domenicale, più che una questione di precetto, è espressione di amore e di fedeltà, di riconoscenza e gioia, verso Dio e i fratelli. Per questo il vero cristiano ha bisogno della domenica. Perché la gioia dell’incontro con il Signore sia vissuta a pieno anche dai numerosi stranieri che vivono in città la Diocesi di Prato , anche per questo nuovo anno ormai alle porte, ha organizzato celebrazioni in ben undici lingue diverse: albanese cinese, cingalese, polacco, rumeno, ucraino, urdu-pakistano, francese, inglese, spagnolo e, ovviamente, italiano.

Nel calendario ci sono celebrazioni domenicali, settimanali o periodiche. «È un servizio prezioso – spiega don Petre Tamas, sacerdote rumeno della Diocesi di Prato – perché la celebrazione in lingua facilita la partecipazione alla Messa». L’altro importante scopo che si prefigge l’iniziativa è quello di facilitare l’inserimento di queste persone nelle comunità creando un’occasione unica di incontro e socializzazione. «Penso alle tantissime badanti che ci sono nel nostro territorio – ha detto don Helmut Szeliga , sacerdote polacco parroco dei Santi Martiri a Prato – e che non pensano neppure ad un inserimento nel nostro paese, ma vivono la loro presenza in Italia soltanto come ad un momento passeggero, per raccogliere un po’ di soldi e tornare a casa, dove spesso hanno i familiari e i figli».

Ma Prato non è la sola diocesi in cui vengono organizzate queste celebrazioni così particolari. In molte altre diocesi, in tutta la Toscana, vengono celebrate messe nelle lingue più diverse: in polacco, spagnolo, moldavo, ucraino. Sono messe presiedute e guidate da sacerdoti stranieri o appartenenti alle Diocesi mentre, in alcuni casi, i sacerdoti giungono appositamente da Roma per celebrare l’Eucarestia: uno o più assistenti che talvolta, oltre alla celebrazione domenicale, organizzano anche incontri di catechesi. «Si tratta di un servizio che offriamo per rispondere alle richieste e le necessità dei fedeli stranieri che vivono in Italia – ha sottolineato don Jarek Migus, della diocesi di Grosseto -. Cerchiamo di andare incontro ai loro bisogni spirituali e così facendo aiutarli, forse, nel cammino di integrazione».

Una particolarità che riguarda i riti con cui vengono officiate le celebrazioni viene proprio dalla diocesi di Grosseto: ogni giovedì viene celebrata una messa in ucraino con rito greco-cattolico mentre la domenica è il giorno della liturgia degli ortodossi del Patriarcato di Bucarest in lingua Moldava. Due al mese sono invece le messe che vengono celebrate, sempre nella diocesi di Grosseto, in lingua polacca.

Nella diocesi di Firenze , per la comunità latino-americana, ogni domenica viene celebrata una messa in spagnolo mentre, per le altre comunità di stranieri vengono officiate messe in lingua filippina, in ucraino e in singalese, lingua nazionale e ufficiale dello Sri Lanka. I fedeli che partecipano a queste celebrazioni sono gruppi di diversa composizione: ci sono molte famiglie ma altrettante sono le persone sole, tutte giunte in Italia per motivi di lavoro. Il Papa ha chiesto a sacerdoti e fedeli di impegnarsi con tutte le forze per recuperare e custodire la centralità della domenica. Ci ha detto che «la partecipazione all’Eucaristia deve essere il cuore della domenica, un impegno irrinunciabile, da vivere non solo per assolvere ad un comando, ma come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente». La domenica è il giorno dell’identità dei cristiani e la festa della nostra appartenenza alla Chiesa. É importante dunque che anche gli stranieri che vivono nel nostro Paese possano assaporare e vivere a pieno questa gioia.