Vita Chiesa

La prima Congregazione: Il sangue dei martiri

Il “sangue dei martiri trasforma il mondo” allora come oggi e questa trasformazione “si realizza in modi sempre nuovi, anche in questo momento, in cui Cristo, l’unico Figlio di Dio, deve nascere per il mondo con la caduta degli dei, con il dolore, il martirio dei testimoni”. Lo ha detto l’11 ottobre Benedetto XVI nella sua meditazione, a braccio, nel corso della prima congregazione generale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. “Pensiamo – ha detto il Papa – alle grandi potenze della storia di oggi, pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l’uomo, che non sono più cosa dell’uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo”. Il Papa ha poi puntato l’indice contro “il potere delle ideologie terroristiche”. “Apparentemente in nome di Dio viene fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità, che devono essere smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via”. Queste ideologie che dominano, ha proseguito il Pontefice, “sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere” perché si compia quanto scrive san Paolo nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell’unico Signore Gesù Cristo”.

Nel corso della congregazione il relatore generale, mons. Antonio Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), ha illustrato i punti principali dell’“Instrumentum laboris”, che saranno approfonditi durante i lavori. Mons. Naguib ha poi partecipato ad un incontro con la stampa.

Libertà religiosa. Tra i temi toccati in conferenza stampa i più “sensibili” sono stati quelli della libertà religiosa e della laicità, strettamente connessi con il futuro dei cristiani nella regione. “Il Sinodo non è l’ultima chance per i cristiani in Medio Oriente, l’ultima carta in mano al Vaticano per evitare la loro fine in questa regione – ha detto mons. Bèchara Rai, vescovo maronita di Biblos (Libano), che ha partecipato alla conferenza stampa con mons. Naguib – noi siamo la Chiesa della speranza, che crede in Cristo quale Signore della storia al quale spetta l’ultima parola. Non è una questione di numeri, noi non parliamo in quanto minoranza ma in quanto popolo che svolge un compito affidatoci da Cristo, quello di essere lievito e luce nell’oscurità di questo mondo. La domanda non è come fare per sopravvivere ma come dare il senso al vivere. Abbiamo un futuro”. Riferendosi poi direttamente alla libertà religiosa, il vescovo maronita ha aggiunto: “Non possiamo accettare che un musulmano che si converta ad un’altra fede venga condannato a morte, mentre si esortano i cristiani a diventare musulmani in una sorta di corrispondenza a senso unico. Questo è il vero problema della Chiesa: difendere i diritti dell’uomo. Teoricamente gli Stati accettano il principio di libertà di religione ma nella pratica il problema esiste”. Dello stesso avviso anche mons. Antonio Naguib che ha commentato l’approvazione del governo israeliano dell’emendamento alle norme sulla cittadinanza, che se trasformato in legge dal Parlamento, obbliga chi vorrà diventare israeliano a giurare fedeltà al Paese come Stato ebraico e democratico. “Una decisione contraddittoria. Non si può affermare la presenza di uno Stato democratico e nello stesso tempo imporre una cosa simile. Nella logica della democrazia questo non funziona”.

Laicità positiva. Promuovere la “laicità positiva” o meglio uno “Stato laico” è uno dei compiti che attendono i cristiani in Medio Oriente in vista di una effettiva libertà religiosa. “La laicità positiva – hanno spiegato i due presuli – è quella che rispetta i valori spirituali, al contrario di quella negativa che tiene separati religione e Stato, legiferando su tutto senza nessun riferimento alla legge naturale, rendendo, per esempio, lecito l’aborto, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia”. Tuttavia, ha affermato mons. Rai, “il termine laicità è rifiutato dai nostri fratelli musulmani in quanto temono che questo voglia azzerare la religione. Preferiamo, pertanto, parlare di Stato laico, ovvero di uno Stato che rispetta la dimensione religiosa. Promuovere questa visione è il compito dei cristiani in tutto il mondo arabo”. “I regimi teocratici che riconoscono una sola fede, come nei Paesi islamici ed ora anche in Israele se verranno adottate le nuove norme sul giuramento, annullando diritti umani fondamentali come la libertà di coscienza e di culto pongono il cristiano in una situazione di marginalità, un cittadino di Serie B”.

a cura di Daniele Roccchi