Vita Chiesa

La «quindicesima» enciclica

Giovanni Paolo II “è stato il primo Pontefice ad aver rilevato che i media e le nuove tecnologie danno origine ad una nuova cultura, cioè cambiano la nostra maniera di vivere”, dando luogo al “sorgere di una cultura digitale”. Ad affermarlo è stato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, intervenendo il 27 aprile, presso la sede della provincia di Roma, alla presentazione del volume “Giornalisti abbiate coraggio”, che raccoglie i 27 messaggi di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in occasione della beatificazione di domenica prossima. “Il Papa – ha ricordato il presidente del dicastero pontificio – ha seguito da vicino la complessità del mondo dei media e l’emergere delle nuove tecnologie”, facendo dell’attenzione a questo ambito “una delle strutture portanti del suo magistero”, cogliendo la “dimensione profonda” e “le grandi coordinate umane della comunicazione”. “Come siamo capaci di dialogare con questa cultura digitale – ha detto mons. Celli – è una delle sfide più grandi che dobbiamo affrontare”, grazie alla capacità di “entrare in sintonia, attraverso un dialogo culturale, con i nuovi media, per far sì che certi valori del Vangelo risuonino in profondità nel contesto di oggi”. E proprio il tema del “dialogo culturale”, tipico di Giovanni Paolo II, è in “linea profondissima” con Benedetto XVI, il cui magistero parla “del dialogo e della capacità di dialogare con le verità altrui”. Il volume è stato curato dai giornalisti vaticanisti Alessandro Guarasci, Ignazio Ingrao e Piero Schiavazzi, che ha moderato la presentazione. L’altro evento promosso dalla Provincia di Roma in preparazione al 1° maggio è “Beatus!”, una mostra dedicata a Giovanni Paolo II in collaborazione con “L’Osservatore Romano”, con 120 fotografie inedite dall’archivio del quotidiano della Santa Sede.

 

Le tre parole chiave. “La quindicesima enciclica, postuma, di Giovanni Paolo II”. Così Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha definito i messaggi di Giovani Paolo II al mondo della comunicazione, ora raccolti in un volume nato dalla collaborazione tra la Provincia di Roma, la Fnsi e l’Associazione Stampa Romana. Quella auspicata dal Papa, ha proseguito il relatore, è una “corresponsabilità nella gestione dei media, per promuovere i diritti della persona umana”. “Libertà, responsabilità, autonomia”: queste, per Siddi, le tre parole-chiave dell’identikit del giornalista tracciato da Giovanni Paolo II. “Occorre chiedersi – ha aggiunto – come declinarle, in un giornalismo troppo spesso fazioso, che censura o ignora alcune notizie, ne amplifica altre o le utilizza per distruggere i propri competitori assurti a nemici”. Della necessità di “uscire dall’alternativa tra devozionismo e disinteresse, tra ‘tifosi’ che considerano le parole con un atteggiamento non sempre contraddistinto dal distacco critico, e chi al contrario le considera pregiudizialmente poco rilevanti” ha parlato Roberto Natale, presidente della Fnsi, ricordando come Giovanni Paolo II “fin dal suo primo messaggio, del 1979, aveva compreso il fascino dei media, ma anche messo in guardia dai pericoli, stigmatizzando ‘certi piani di ricerca calcolata del massimo indice di ascolto’”.

 

Lo sport… e il silenzio. Del prossimo Beato, “ancor più fortemente espressivo fu forse il drammatico silenzio con il quale si congedò dalla finestra del suo ultimo saluto in piazza S. Pietro”. In quel momento, per mons. Celli, “la sofferenza sul suo volto parlò in suo nome. E mai come allora tutti capirono e furono vicini al ‘loro’ Papa. Occorre che soprattutto il mondo dei media non dimentichi quella grande lezione: anche il silenzio può diventare una grande forma di comunicazione”. Sulla novità senza precedenti di un Papa sportivo, “il primo papa che ha portato lo sport fuori dalle mura del Vaticano” si è soffermato Alessandro Vocalelli, direttore del “Corriere dello Sport”, che usando un gergo calcistico ha definito Giovanni Paolo II “il più inimitabile allenatore, capace di coniugare il senso dell’individuo con lo spirito di squadra”. “Che cosa si può regalare a un papa? …Io avrei pensato a un paio di guanti da sci”. A riferire del singolare regalo fatto a Giovanni Paolo II, prima di un’udienza privata, è stato Bruno Vespa, sottolineando che “la straordinarietà di Karol Wojtyla consisteva nel fatto che era un uomo ‘ordinario’”. Straordinarie, proprio perché riferite al lavoro “ordinario” del giornalista, anche le parole contenute nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2003, lette da Orso Maria Guerrini all’inizio dell’incontro: “Per vocazione e anche per professione, essi sono chiamati ad essere agenti di verità, giustizia, libertà e amore. La loro realizzazione personale, la pace e la felicità del mondo dipendono in gran parte da questo”. Un elogio, questo, del mestiere del giornalista, chiamato a mettersi a servizio del “bene comune universale”, già contenuto in uno stralcio del messaggio del 1980, che non a caso fa da prefazione al volume: “Poche professioni richiedono tanta energia, dedizione, integrità e responsabilità come questa ma, nello stesso tempo, sono poche le professioni che abbiano un’uguale incidenza sui destini dell’umanità”.

a cura di M.Michela Nicolais