Vita Chiesa

La scomparsa cardinale Karl Lehmann. Marx: «Ha plasmato la Chiesa cattolica in tutto il mondo»

«Con grande tristezza e dolore ho ricevuto la notizia della morte del nostro stimato fratello e amico, il cardinale Karl Lehmann. Dio, Signore della vita e della morte, ha chiamato a sé questo fedele servitore. È morto nella fede profonda nel Dio di Grazia. Un grande teologo, vescovo e amante dell’essere umano se ne va. Con la sua morte, perdiamo un vescovo dal cuore grande e profondamente umano, che si è distinto per la forza delle sue parole. La Chiesa in Germania s’inchina a una personalità che ha significativamente plasmato la Chiesa cattolica in tutto il mondo». Con queste parole il cardinale di Monaco e presidente della Conferenza episcopale tedesca Reinhard Marx ha reso omaggio al confratello card. Lehmann, morto nelle primissime ore di domenica 11 marzo. Lehmann, malato da tempo, era stato colpito da un ictus lo scorso settembre e pochi giorni fa, mons. Peter Kohlgraf, il vescovo di Magonza dove Lehmann risiedeva, aveva reso noto che il sottile filo della vita di questo grande uomo si stava ormai per spezzare. Immediate, corali, innumerevoli le parole di cordoglio e di dolore, pronunciate e scritte in queste ore, per la morte di un pastore e un uomo che tanto ha dato alla Germania. Incontrando subito la stampa a Monaco, intorno alle 12 di ieri, il card. Marx ne ha tracciato un profilo biografico intenso.

Lehmann, che avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 16 maggio, era diventato sacerdote nel 1963, dopo aver conseguito una laurea in filosofia all’Università gregoriana, a cui ne era seguita una seconda in teologia nel 1967. Sollevato dagli incarichi pastorali dal suo vescovo, Lehmann ha dedicato tutto se stesso allo studio affiancando dapprima il teologo Karl Rahner a Monaco e a Münster e poi, dal 1968, come docente della cattedre di dogmatica a Magonza e poi di dogmatica e teologia ecumenica a Friburgo in Brisgovia. Dopo la sua ordinazione episcopale, avvenuta il 2 ottobre 1983, e il suo ingresso a Magonza, Lehmann non ha interrotto la sua attività teologica fatta di studio, interventi, contributi in tanti e diversi contesti della Chiesa tedesca e universale e nel dialogo ecumenico con la Chiesa evangelica tedesca in primis, ma poi anche come membro del dialogo tra la Federazione luterana mondiale e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Dal 1987 e fino a quando la salute lo ha costretto a rinunciare, nel 2008, è presidente della Conferenza episcopale tedesca. Per dieci anni (1988-1998) è membro della Congregazione per la Dottrina della Fede e dal 1993 al 2001 vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee).

L’elenco delle onorificenze ricevute e delle pubblicazioni che portano il suo nome, dei comitati in cui è coinvolto è generoso e abbondante come lo erano la sua intelligenza, la sua competenza teologica unite a una grande umiltà.

Creato cardinale nel 2001 da Giovanni Paolo II, ha partecipato al conclave dell’aprile 2005 che ha eletto papa Benedetto XVI e a quello del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco.

«Nella Conferenza episcopale Lehmann ha sperimentato alti e bassi», ha ricordato Marx, guidato però sempre dalla preoccupazione di come essere «Chiesa a servizio delle persone e allo stesso tempo fedele alla tradizione». Tra i bassi, Marx ha citato le discussioni sulle consulenze alle donne in gravidanza che scelgono l’aborto o ancora l’emergere degli abusi sessuali nella Chiesa. Tra gli «alti», la riunificazione delle Conferenze episcopali delle due Germanie, nel 1991, la visita di Giovanni Paolo II a Paderborn e Berlino nel 1996, la Giornata Mondiale della gioventù a Monaco con Benedetto XVI nel 2005. A Lehmann stava «molto a cuore» l’avvicinamento ecumenico al quale egli ha contribuito con «idee, vita, discussioni e stimoli». Su scala internazionale Marx ha citato l’imprescindibile contributo di Lehmann, «grande mediatore», per la firma della Dichiarazione congiunta sulla giustificazione. È sempre rimasto «professore di teologia» anche all’interno della Conferenza episcopale con contributi che «avevano l’obiettivo, in un tempo di grandi sconvolgimenti, di dare fiducia alle persone». Questo gli ha conquistato la grande stima da parte della politica e di molti gruppi della società civile, secondo Marx. Nel ricordo tracciato ieri a Monaco è emersa anche la grande fedeltà di Lehmann al Concilio Vaticano II, la sua grande generosità nel contribuire ovunque fosse richiesto, nella Chiesa tedesca, europea, mondiale. «Il card. Lehmann era una persona eccezionale e un uomo di Chiesa esemplare», «ma soprattutto Karl Lehmann era un prete, pastore e vescovo, un teologo dotato e un buon amico», ha detto Marx. «Ci mancheranno la finezza teologica ma anche gli interventi spigolosi» di questa «personalità che è stata una guida e un devoto cattolico che ha vissuto la sua vita secondo il piano di Dio, dedicandosi alla missione di Cristo e al suo messaggio», un «amico, un fratello che ha guidato tutti noi».

In un messaggio di cordoglio, diffuso poche ore dopo la morte del card. Lehmann, il presidente federale Frank-Walter Steinmeier lo ha ricordato come «uomo di parole chiare, che, nonostante la sua premura e affabilità, non rifuggiva le discussioni politiche quando si trattava di questioni centrali per la convivenza nello Stato e nella società». Di lui scrive anche che «le persone che lo incontravano notavano che non si fidava solo delle proprie forze, ma contava sulla grazia di Dio». Ne ricorda l’atteggiamento di «fiducia e la sua risata contagiosa, che proveniva da una fede gioiosa e profonda che il card. Karl Lehmann irradiava». «Ogni conversazione con lui era arricchente, il suo consiglio di particolare valore per me», conclude Steinmeier.

A esprimere il proprio cordoglio anche la cancelliera Angela Merkel: «Penso oggi con profonda gratitudine ai nostri incontri e dialoghi nel corso degli anni. Mi ha ispirato con la sua forza intellettuale e teologica ed è sempre stata una persona piena di gioia per la vita». Merkel lo ha ricordato come «uno dei volti più noti della Chiesa cattolica tedesca», «capace mediatore tra i cattolici tedeschi e Roma», «tra le chiese cristiane» e anche «tra cristiani e credenti di altre religioni». «Mi inchino alla sua vita e ne custodirò un riconoscente ricordo».