Vita Chiesa

Le unioni omosessuali non sono sempre felici

DI DON FRANCESCO SENSINIFinalmente una buona notizia. «Una donna di 41 anni è stata ammazzata da diversi colpi inferti con un coltello da cucina».

No! non ho sbagliato. Non è possibile che questa sia una buona notizia. Lo confesso, è la mia «impotenza» che me la fa vedere tale. Impotenza nel rispondere a quanti per giustificare il matrimonio omosessuale affermavano: Che cosa è meglio per un bambino? Vivere in un clima eterosessuale sempre litigioso o in un clima di amore e di serenità omosessuale? Non sapevo rispondere, o meglio rispondevo ma non ero convinto.

Chissà perché pensavo che le unioni omosessuali fossero sempre e comunque felici. Forse perché nascevano da una scelta a differenza di tanti matrimoni tradizionali? Forse perché l’andare controcorrente rafforzava e irrobustiva l’amore dei due?

Adesso la risposta me l’ha data la realtà: è stata l’amica ad uccidere l’amica. Ecco in che senso è una buona notizia. Ho letto questo fatto solo con la ragione. Non esiste matrimonio felice o infelice per condizioni. La felicità o infelicità è sempre legata al cuore dell’uomo e della donna. Se le circostanze, se le situazioni fossero così «condizionanti» nessun legame sarebbe libero e sarebbe ridicolo parlare di bene e di male. Ma se leggo questo fatto con la coscienza sono portato a pregare per la vittima e l’ assassina, a riflettere al dolore delle famiglie coinvolte, a condividere lo sbigottimento degli amici, a non dimenticare che sono ambedue figlie di Dio e che il Padre è certamente più «ragionevole» di me.

Ecco purtroppo una cattiva notizia. «Alcuni neonati ascoltano la musica di Mozart e Vivaldi attraverso delle cuffie. È una terapia musicale per alleggerire ai piccoli l’impatto con la vita dopo il trauma della nascita». Mi sono subito sentito un «traumatizzato». E mi sto chiedendo se tutto quello che sto facendo è semplicemente il risultato del trauma subìto più di cinquant’anni fa. Già la gravidanza è ritenuta una malattia da curare, adesso anche la nascita è visto come un trauma. Non ho niente contro la musica, anzi. Se la nascita è un trauma, vivere che cosa è: una tragedia!? La musica è certamente un dono di Dio e dell’uomo e molti, in stato apparentemente vegetativo, hanno trovato nell’ ascolto della musica preferita e conosciuta la forza per risvegliarsi. E la morte poi? Potrei consigliare ai genitori che hanno perso un figlio di ascoltare musica, classica o moderna, per superare il trauma della morte?