Vita Chiesa

Lettera del card. Bassetti, “condivido il disagio di tutti coloro che stanno soffrendo per il Covid”

La lettera è rivolta “a tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, ai consacrati, ai diaconi permanenti, ai seminaristi, ai giovani, a tutte le famiglie, a tutte le donne e gli uomini amati da Dio” della sua comunità diocesana.“Come abbiamo riflettuto durante l’Avvento, la nascita del Salvatore, con tutto il Mistero dell’Incarnazione, è il più grande connubio che si possa immaginare fra cielo e terra, ed esprime tutta la tenerezza del nostro Dio”, prosegue il porporato, evidenziando che “il Salvatore viene dal Padre, ma ha bisogno di un grembo materno che lo accolga”.Il cardinale parte “dal cuore del Natale: la nascita di Gesù in una grotta. Da millenni l’uomo porta in sé l’immagine della grotta, del rifugio scavato nella roccia, del tepore della terra nascosta: pensiamo alle grotte di Greccio, della Verna, delle Celle di Cortona. La grotta è il simbolo delle origini, della nascita e della rinascita. Gesù è nato in una grotta e in una grotta fu sepolto, da dove è risorto nella pienezza della vita. Nella grotta il Bambino Gesù nasce fuori dalla civiltà costruita dall’uomo, dalla cultura ufficiale. Io sono certo che nella grotta profonda del nostro inconscio sia racchiuso un desiderio inespresso di nascita e rinascita: per questo, il Figlio di Dio, venendo nel mondo, l’ha scelta per la sua nascita”.“Sono convinto – aggiunge – che il grande mistero della Notte Santa si ripeta per ogni creatura umana molto più di quanto possiamo pensare. La grotta di Betlemme ha il suo fanciullo, che lì nasce, e la Vergine lo depone come pane vero di vita nella mangiatoia. La mangiatoia indica appunto un bacino, una cavità ricavata dalla parete della grotta per deporre non solo il mangiare del bestiame, ma anche il cibo dei pastori”. E “noi sappiamo che il Bambino della mangiatoia è il pane vero disceso dal cielo: ‘Chi mangia di questo pane avrà la vita’, dice Gesù”.Il card. Bassetti conclude: “C’è chi si è dimenticato o forse arriva anche a vergognarsi del Natale, oppure è semplicemente smarrito. Perciò arriva pressante per ognuno di noi, in qualsiasi situazione interiore possa trovarsi, l’invito a ritrovare la propria nascita! Trovare dentro di noi il bambino che il Padre ci dona significa ritrovare e riscoprire le nostre radici profonde. È questo il Natale che il vostro vescovo augura ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne amati dal Signore”.