Vita Chiesa

Lotta agli abusi nella Chiesa, le diocesi toscane puntano su formazione e prevenzione

La protezione dei bambini, la prevenzione di ogni forma di abuso, passano attraverso la formazione. Il servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone fragili non ha mai smesso, durante la pandemia, la sua attività; lunedì scorso è tornato a riunirsi in presenza, per mettere a punto le varie attività in programma. Il gruppo, guidato da una religiosa, suor Tosca Ferrante, è formato da sacerdoti, persone di vita consacrata, laici con varie competenze e si è riunito insieme al vescovo di Massa Marittima e Piombino, Carlo Ciattini, delegato della Conferenza episcopale toscana per questo delicato settore.Nel momento in cui la Francia è scossa dal rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa, i cui numeri impressionanti hanno indotto papa Francesco a parlare di «vergogna», l’attenzione è ancora più alta. «Condividiamo la sofferenza del papa – afferma monsignor Ciattini – e la Chiesa deve farsi trovare unita: è l’occasione per fare un esame di coscienza, non per dividerci. Sappiamo bene che questa piaga riguarda tutta la società, non solo la Chiesa. Noi però dobbiamo fare la nostra parte. E non basta guardare al passato o ai singoli casi: come dice il vescovo Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, è necessario passare dal lutto all’azione».L’ambito in cui agire è prima di tutto quella formativo. «Dobbiamo portare la formazione contro gli abusi in ogni settore della vita ecclesiale» afferma Stefano Lassi, psichiatra e psicoterapeuta che collabora, oltre che con il servizio della Toscana per la tutela dei minori, anche con il servizio nazionale. «Lavorare sulla formazione umana – spiega – si è dimostrato ormai il modo migliore per prevenire ogni forma di abuso, non solo sessuale: si tratta di individuare i fattori di rischio e i meccanismi che stanno alla genesi degli abusi, che possono avere svariate forme. Si tratta di intervenire sulla gestione delle emozioni, della sessualità, dei rapporti interpersonali». L’equipe regionale quindi sta lavorando a un piano formativo declinato sulle varie realtà: sacerdoti e seminaristi, diaconi, religiosi e religiose ma anche laici: operatori pastorali, catechisti, animatori dei giovani. Fino a raggiungere non solo le parrocchie ma ogni realtà cattolica: le scuole, i movimenti e le associazioni, Caritas, misericordie, società sportive… Tutti quegli ambienti in cui ci possano essere fattori di rischio nei confronti di persone fragili, sia minori che adulti. Per questa operazione ad ampio raggio, il servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone fragili dovrà interagire con varie realtà: il gruppo che si occupa della formazione umana nei seminari, le agenzie educative, la Facoltà teologica dell’Italia centrale, lo Studio teologico interdiocesano, l’istituto superiore di scienze religiose della Toscana. C’è bisogno di diffondere e condividere buone prassi per la tutela dei minori e dei più vulnerabili, per garantire luoghi sicuri, comportamenti adeguati e persone affidabili.Molto importante poi è il ruolo dei Servizi per la tutela dei minori e delle persone fragili che sono attivi in ogni singola diocesi della Toscana: è in programma un incontro che riunisca i vari referenti diocesani, per stimolare ad essere non solo luoghi di ascolto e di presa in carico dei vari casi che si possono presentare, ma anche centri di formazione nei contesti locali, nei confronti dei vicariati e delle parrocchie. «È importante – sottolinea Lassi – che questi servizi siano messi alla conoscenza di tutti, e che attraverso questa rete si possa diffondere una cultura di attenzione verso le persone, in particolare dei bambini e delle persone vulnerabili».Il punto chiave, anche nell’affrontare casi di abusi, è proprio l’attenzione alle vittime, metterle al centro: ogni segnalazione va presa in considerazione. Per questo è importante che siano conosciuti questi servizi che, a livello diocesano, sono preposti all’ascolto. Un ascolto affidato a persone che hanno le competenze per intervenire nel modo migliore, e per segnalare poi al vescovo le situazioni su cui intervenire. Anche a livello nazionale, il servizio per la tutela dei minori sta producendo alcuni sussidi per orientare i percorsi di ascolto e di formazione. «Il lavoro è ampio e impegnativo – conclude il vescovo Ciattini – ma questo è il momento giusto per affrontarlo. Il male va curato, senza aspettare che la malattia esploda. Una Chiesa che non intervenisse in questo ambito è destinata a tradire la sua missione di annuncio evangelico e di lavoro educativo».