Vita Chiesa

MONS. BETORI: SU MOSCHEA A FIRENZE EVITARE STRUMENTALIZZAZIONI IDEOLOGICHE

La Chiesa fiorentina è chiamata a vivere «con positività con la comunità islamica, che si sta misurando con il problema di un proprio luogo di culto nella nostra città». Così l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori è intervenuto nel dibattito cittadino riguardo all’ipotesi della costruzione di una moschea. «Non spetta a noi come Chiesa cattolica – ha sottolineato – dare pareri al riguardo; ci preme solo che la soluzione che si andrà a trovare risponda ai criteri del libero esercizio del culto da parte di tutti, evitando ogni strumentalizzazione ideologica del problema e curando invece che questa occasione favorisca una chiara adesione di tutte le comunità religiose presenti nel Paese ai principi concernenti la persona e la società codificati nella Costituzione italiana».Betori ha affrontato l’argomento stamani, all’eremo di Lecceto, nella sua relazione all’assemblea diocesana del clero che come sempre ha segnato l’inizio del nuovo anno pastorale. Le sfide dell’educazione, il dialogo tra fede e cultura, la presenza dei cattolici nella società, sono stati i temi affrontati dall’Arcivescovo di Firenze nel lungo intervento; ma anche l’annuncio di alcuni avvenimenti, come le celebrazioni per il 50° anniversario della morte del cardinale Elia Dalla Costa.Betori ha parlato dell’urgenza della nuova evangelizzazione che ci esorta a «uscire fuori dalle secche di una pastorale rivolta ai soli partecipi delle nostre iniziative, quelli che siamo soliti definire i “vicini”, per affrontare con coraggio scenari di annuncio e di proposta del Vangelo in territori umani, culturali e sociali per noi meno abituali». A questo tema sarà dedicata la prossima assemblea del Sinodo dei Vescovi, alla quale l’Arcivescovo di Firenze è stato designato a partecipare come uno dei quattro rappresentanti dell’episcopato italiano.Non è mancato un accenno alla veglia di preghiera con cui, nello scorso mese di maggio, la Chiesa fiorentina ha cercato di esprimere la vicinanza alle vittime degli orribili crimini commessi nella nostra arcidiocesi: «Il gesto – ha affermato – è stato in genere ben compreso e me ne rallegro. Prima e dopo di esso ha favorito il mio incontro personale con alcune delle vittime degli abusi, in un clima di fiducia e speranza». Il richiamo a questa «pagina amara», ha aggiunto l’Arcivescovo, «non deve sminuire la fiducia che va riconosciuta e che la gente in genere riconosce ai preti di questa arcidiocesi nel loro insieme. La dedizione generosa, la fedeltà al ministero affidato loro dalla Chiesa, lo stare tra la gente e per la gente sono un patrimonio che è a tutti evidente e a cui non possiamo né vogliamo rinunciare».