Vita Chiesa

Mercoledì delle Ceneri, il Papa a S. Sabina: ritornare al Signore «con tutto il cuore»

«Ci farà bene – a tutti ma specialmente a noi sacerdoti – all’inizio di questa Quaresima – chiedere il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia». È l’invito del Papa, che nell’omelia a Santa Sabina ha proseguito a braccio: «Ci farà bene domandarci: io piango? Il Papa piange, i cardinali piangono, i vescovi piangono, i consacrati piangono, i sacerdoti piangono? Il pianto è nelle nostre preghiere?». Poi Francesco ha citato il Vangelo odierno per sottolineare che «nel brano di Matteo, Gesù rilegge le tre opere di pietà previste dalla legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, distingue il fatto esterno dal fatto intero». «Nel corso del tempo, queste prescrizioni erano state intaccate dalla ruggine del formalismo esteriore, o addirittura si erano mutate in un segno di superiorità sociale», ha detto il Papa, secondo il quale «Gesù mette in evidenza una tentazione comune in queste tre opere, che si può riassumere proprio nell’ipocrisia», che «nomina per ben tre volte».

«Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione, per ricavarne una soddisfazione», ha ammonito il Papa. Gesù, invece, «ci invita a compiere queste opere senza alcuna ostentazione, e a confidare unicamente nella ricompensa del Padre che vede nel segreto», le parole del Papa, che poi ha aggiunto a braccio, rivolgendosi ai cardinali, vescovi, religiosi, sacerdoti e consacrati presenti: «Sapete, fratelli – ha detto loro – che gli ipocriti non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange, non chiedono il dono delle lacrime».

«Il Signore non si stanca mai di avere misericordia di noi, e vuole offrirci ancora una volta il suo perdono, invitandoci a tornare a Lui con un cuore nuovo, purificato dal male, purificato dalle lacrime, per prendere parte alla sua gioia». Nella parte finale dell’omelia a Santa Sabina, circa dieci minuti in tutto, quasi sussurrati e pronunciati con intensità e raccoglimento, il Papa si è chiesto: «Come accogliere questo invito?». «Ce lo suggerisce san Paolo nella seconda Lettura odierna», la risposta: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». «Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana», ha spiegato Francesco: «È lasciarci riconciliare», ha aggiunto a braccio. «La riconciliazione tra noi e Dio – ha ricordato – è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di noi, non ha esitato a sacrificare il suo Figlio unigenito. Infatti il Cristo, che era giusto e senza peccato, per noi ‘fu fatto peccato’ quando sulla croce fu caricato dei nostri peccati, e così ci ha riscattati e giustificati davanti a Dio. In Lui noi possiamo diventare giusti, in Lui possiamo cambiare, se accogliamo la grazia di Dio e non lasciamo passare invano il ‘momento favorevole’».

«Per favore, fermiamoci, fermiamoci un po’ e lasciamoci riconciliare con Dio», l’invito di Papa Francesco per la Quaresima: «Con questa consapevolezza, iniziamo fiduciosi e gioiosi l’itinerario quaresimale. Maria Immacolata sostenga il nostro combattimento spirituale contro il peccato, ci accompagni in questo momento favorevole, perché possiamo giungere a cantare insieme l’esultanza della vittoria il giorno di Pasqua». «E come segno di voler lasciarci riconciliare con Dio – ha proseguito il Papa a braccio – tranne le lacrime, che rimangono nel nascosto, in pubblico compiremo il gesto dell’imposizione delle ceneri sul capo». «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai», oppure «Convertitevi e credete al Vangelo», le parole pronunciate dal celebrante. «Entrambe le formule», per il Santo Padre, «costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione». «Quanto è importante ascoltare ed accogliere tale richiamo in questo nostro tempo!», ha esclamato Francesco: «L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare, come fece il figlio della parabola, tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a piangere in quell’abbraccio, a fidarsi di Lui e ad affidarsi a Lui».

La Messa si è conclusa poco prima delle 18. Al termine, dopo aver dismesso i paramenti sacramentali, il Papa ha percorso a piedi tutto il corridoio della navata centrale indugiando volentieri, come è sua abitudine, nel contatto con i fedeli. I primi ad essere salutati da Papa Francesco sono stati gli ammalati e i disabili, alcuni dei quali in carrozzina, poi i fedeli assiepati lungo le transenne, molti dei quali sono rimasti fuori della basilica e hanno potuto seguire comunque la Messa grazie agli altoparlanti. Non sono mancati, nei saluti interni alla basilica, le famiglie con i bambini, tra cui uno piccolissimo, forse addirittura di qualche settimana, in braccio alla mamma che lo aveva avvolto in un caldo «pile» azzurro. Poi il Papa ha preso posto nella Focus blu con la quale era arrivato a Sant’Anselmo, per le «statio» quaresimali.

La Messa con l’imposizione delle Ceneri era stata infatti preceduta da una processione dalla basilica di Sant’Anselmo, nella forma delle «stazioni» romane. Arrivato alle 16.30 circa davanti alla chiesa dell’Aventino, Francesco, nei tradizionali paramenti viola della Quaresima, aveva preso parte alla tradizionale processione penitenziale diretta alla basilica di Santa Sabina, passando davanti alla basilica di Sant’Alessio.  Con lui cardinali, arcivescovi, vescovi, i monaci benedettini di Sant’Anselmo, i padri domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli.