Vita Chiesa

Messaggio per la giornata missionaria: Papa Francesco, servono “missionari di speranza”

“La storia dell’evangelizzazione comincia con una ricerca appassionata del Signore che chiama e vuole stabilire con ogni persona, lì dove si trova, un dialogo di amicizia”, esordisce Francesco, ricordando che “gli apostoli sono i primi a riferirci questo, ricordando perfino il giorno e l’ora in cui lo incontrarono: ‘Erano circa le quattro del pomeriggio’”. “L’amicizia con il Signore, vederlo curare i malati, mangiare con i peccatori, nutrire gli affamati, avvicinarsi agli esclusi, toccare gli impuri, identificarsi con i bisognosi, invitare alle beatitudini, insegnare in maniera nuova e piena di autorità, lascia un’impronta indelebile, capace di suscitare stupore e una gioia espansiva e gratuita che non si può contenere”, assicura il Papa, secondo il quale “tempi nuovi suscitano una fede in grado di dare impulso a iniziative e plasmare comunità, a partire da uomini e donne che imparano a farsi carico della fragilità propria e degli altri, promuovendo la fraternità e l’amicizia sociale”, come esorta a fare la Fratelli tutti.

“Il fervore missionario non si può mai ottenere in conseguenza di un ragionamento o un calcolo”. E’ il monito del Papa, nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale, in programma il 17 ottobre. “Il mettersi ‘in stato di missione’ è un riflesso della gratitudine”, spiega Francesco, che cita i “tempi non facili” dei primi cristiani, i quali “incominciarono la loro vita di fede in un ambiente ostile e arduo”. “Storie di emarginazione e di prigionia si intrecciavano con resistenze interne ed esterne, che sembravano contraddire e perfino negare ciò che avevano visto e ascoltato”, sottolinea il Papa: “Ma questo, anziché essere una difficoltà o un ostacolo che li avrebbe potuti portare a ripiegarsi o chiudersi in sé stessi, li spinse a trasformare ogni inconveniente, contrarietà e difficoltà in opportunità per la missione. I limiti e gli impedimenti diventarono anch’essi luogo privilegiato per ungere tutto e tutti con lo Spirito del Signore. Niente e nessuno poteva rimanere estraneo all’annuncio liberatore”. Tutto ciò è testimoniato negli Atti degli apostoli, ”libro che i discepoli missionari tengono sempre a portata di mano”: “È il libro che narra come il profumo del Vangelo si diffuse al suo passaggio suscitando la gioia che solo lo Spirito ci può donare. Il libro degli Atti degli Apostoli ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo, per maturare la convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti”.

“La situazione della pandemia ha evidenziato e amplificato il dolore, la solitudine, la povertà e le ingiustizie di cui già tanti soffrivano e ha smascherato le nostre false sicurezze e le frammentazioni e polarizzazioni che silenziosamente ci lacerano”. E’ l’analisi del Papa, nel messaggio per la prossima Giornata missionaria mondiale, in programma il 17 ottobre. “I più fragili e vulnerabili hanno sperimentato ancora di più la propria vulnerabilità e fragilità”, prosegue Francesco: “Abbiamo vissuto lo scoraggiamento, il disincanto, la fatica; e perfino l’amarezza conformista, che toglie la speranza, ha potuto impossessarsi dei nostri sguardi”. Quella cristiana, però, è una ”Parola di speranza che rompe ogni determinismo e, a coloro che si lasciano toccare, dona la libertà e l’audacia necessarie per alzarsi in piedi e cercare con creatività tutti i modi possibili di vivere la compassione, ‘sacramentale’ della vicinanza di Dio a noi che non abbandona nessuno ai bordi della strada”. “In questo tempo di pandemia, davanti alla tentazione di mascherare e giustificare l’indifferenza e l’apatia in nome del sano distanziamento sociale, è urgente la missione della compassione capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione”, la tesi del Papa: “È la sua Parola che quotidianamente ci redime e ci salva dalle scuse che portano a chiuderci nel più vile degli scetticismi: ‘tanto è lo stesso, nulla cambierà’”. Nel contesto attuale, per Francesco, “c’è bisogno urgente di missionari di speranza che, unti dal Signore, siano capaci di ricordare profeticamente che nessuno si salva da solo”. Solo in questo modo, per Francesco, “possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e trovare il coraggio di condividere con tutti un destino di speranza, quella nota indubitabile che nasce dal saperci accompagnati dal Signore. Come cristiani non possiamo tenere il Signore per noi stessi: la missione evangelizzatrice della Chiesa esprime la sua valenza integrale e pubblica nella trasformazione del mondo e nella custodia del creato”.