Vita Chiesa

Migliavacca (vescovo San Miniato), in questo Natale “passiamo da una porta stretta che è la pandemia”

“L’antica Basilica della Natività a Betlemme, probabilmente l’unica rimasta del tempo bizantino, trasformata poi in basilica crociata e poi con i rinforzi addossati alla facciata che originariamente aveva tre portali di ingresso, si presenta oggi con una piccola porticina, l’unico passaggio, l’unico ingresso della facciata per entrare nella basilica che ricorda la natività di Gesù”. Il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca ha iniziato così la sua omelia del giorno di Natale, con un riferimento alla Terra Santa. 

Quella porticina è chiamata “porta dell’umiltà” perché “il pellegrino che arriva a Betlemme e desidera ancora oggi entrare nella basilica e poi scendere nella grotta per venerare il luogo della nascita deve chinare il capo e abbassare la schiena per poter entrare e ammirare poi l’ampiezza e la grandiosità della basilica, oggi resa ancor più splendente dal recupero e dal restauro degli antichi mosaici e delle colonne”.

Perché come Gesù anche i cristiani devono avere “le tinte della umiltà, dell’abbassamento, dello stare con i poveri e i peccatori”.

“Il Natale per Gesù, per noi è una grande avventura dell’abbassarsi, del chinare il capo, del piegarsi per farsi piccoli”, ha continuato il vescovo.

“Il Natale di quest’anno – ha aggiunto – viene celebrato e festeggiato passando tutti noi da una porta stretta, una porta che ha svelato la nostra umanità che è caratterizzata anche da fragilità, impotenza, disorientamento… E’ la porta stretta che per tutti noi è la pandemia che stiamo vivendo e che mette a rischio la salute di tutti noi, ha segnato con il lutto tante famiglie, mette a dura prova il sistema sanitario, i nostri medici e tutto il personale, ha fortemente danneggiato l’economia e il lavoro, ha creato distanziamento, lontananza, tristezza. E’ la porta stretta che tutti stiamo attraversando, è come quella porta di Betlemme in cui, per entrare, siamo costretti a chinarci, abbassare il capo e la schiena”. Il messaggio di questo Natale è “abbassati per entrare dalla porta stretta, china il capo, fatti piccolo, fatti come i piccoli e con loro, come loro entra nella gioia del natale”.

“Immaginiamo di vedere – ha sottolineato Migliavacca – quanti sono entrati per quella porta, piccola, la porta dell’umiltà: tutti quelli che hanno abbassato il capo. Possiamo vedere i tanti malati, in particolare di Covid-19, ci sono poi i medici, le infermiere e gli infermieri, ci sono i più poveri che vivono per strada e spesso abbassano il capo, talvolta delusi, talora per vergogna o per il bisogno; con loro abbassano la testa per entrare coloro con intraprendenza stanno dando tutto per salvare il lavoro, sostenere chi vive solo di una paga mensile, e chi cerca di infondere coraggio e speranza; stanno chinando il capo tanti preti, religiose, religiosi, catechisti che fanno di tutto per tenere viva la comunità cristiana e tessere nuovi legami; chinano il capo tante nostre famiglie, disorientate e abitate dall’incertezza; hanno chinato il capo tanti morti, molti per la pandemia, e si sono abbassati fino a dare la vita. Ecco chi entra per quella porta. Ecco chi entra nel natale”.

Allora “chiniamo il capo, abbassiamoci, facciamoci piccoli con i piccoli, poveri coi poveri, sofferenti con i sofferenti, portatori di speranza per tutti… ed entriamo per quella porta dell’umiltà, ci attende il bimbo che è nato e che per tutti è luce, pace, speranza, vita”.

“E’ così che si vive il Natale, chinando il capo, abbassandoci… Portando lo sguardo dentro di noi, nel nostro cuore e facendoci attenti a vedere chi è più in basso di noi, chi soffre, è nel dolore, nella malattia, nella tristezza. E se guardiamo bene possiamo scorgere proprio lì la presenza del bimbo nato a Betlemme, Gesù bambino che a loro e a noi dice, riecheggiando l’annuncio degli angeli… “non temere, vi annuncio una grande gioia”. E potrà accadere, anche per noi, che l’inchinarci per entrare per quella porta, abbassare la testa per vedere chi è più in basso di noi, chi è più povero, piccolo, diventerà quello il nostro gesto di adorazione, come si fa proprio davanti al Dio con noi. E sarà davvero – ha concluso Migliavacca – per tutti noi, per voi Natale”.