Vita Chiesa

«Mio amato maestro», monsignor Agresti nel ricordo del cardinale Bassetti

Si intitola «La croce, memoria viva per una Chiesa viva» (Ed. Toscana Oggi, 2021), ed è forse qualcosa di più che un semplice omaggio di una Chiesa locale, per fare memoria di un pastore amato. Il libro è impreziosito, infatti, anche da tue testi introduttivi, uno del cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e l’altro dell’attuale arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti.Bassetti lo ricorda come «mio amato maestro dai tempi del Seminario», «questo uomo, questo prete, questo vescovo è stato mio rettore al Seminario maggiore di Firenze negli ultimi anni della mia formazione teologica. Aveva la semplicità dello sguardo intimo e la sapienza del cuore… è stato un prete e un vescovo “francescano”. Veniva dalla terra del Mugello, ricco di una sapienza arguta e profonda. Aveva capito a fondo lo spirito del Concilio. Il suo spirito era intriso del Poverello di Assisi, che faceva di lui un uomo di speranza per il quale “tutto è grazia”». Agresti fu ordinato sacerdote dal card. Elia Dalla Costa nel 1945. Dopo un breve periodo di attività pastorale come cappellano di S. Lucia al Galluzzo, nel 1947 fa esperienza di vita comunitaria. Successivamente a un impegno romano a servizio di associazioni laicali, a Firenze fu nominato vicario episcopale per l’apostolato dei laici e rettore del Seminario maggiore. Insieme a Leda Minocchi fonderà la Comunità di Gesù.Nel 1968 fu eletto vescovo di Spoleto e nel 1972 anche di Norcia. Il 25 marzo 1973 venne trasferito alla sede arcivescovile di Lucca. E proprio un suo successore, mons. Giulietti, scrive: «Non ho mai incontrato il vescovo Giuliano, nemmeno degli anni del suo episcopato spoletino, ma da quello che leggo e da quello che sento raccontare in questo periodo iniziale del mio servizio nella Chiesa di Lucca ricavo l’immagine di un pastore che ha lasciato un segno nelle coscienze di molti, ma anche nell’organizzazione e nelle opere della sua diocesi». Poi commenta: «Ritengo davvero opportuno coltivare la memoria di mons. Agresti al di là della doverosa gratitudine che spetta a ogni vescovo; c’è infatti un’eredità da raccogliere e alla quale essere creativamente fedeli: quella di una Chiesa ancorata al Cristo crocifisso, animata dal Concilio e per questo capace di proporsi in modo significativo e innovativo alle nuove generazioni, alla società civile, alle situazioni di fragilità. Del resto il prossimo cammino sinodale delle Chiese in Italia appare indirizzato alla medesima finalità: riprendere il cammino postconciliare portando a compimento, in modo aderente ai tempi nuovi, quelle intuizioni e quei percorsi che non hanno prodotti tutti i frutti sperati». Il curatore del libro, don Piero Ciardella, specifica che «Quando il vescovo Giuliano celebrava in cattedrale, il fedelissimo Ardelio Pracchia registrava le omelie che poi venivano puntualmente trascritte e pubblicate sul “Bollettino diocesano”. Normalmente mons. Agresti, quando commentava la parola di Dio, aveva davanti pochi fogli nei quali erano appuntati schematicamente i temi che avrebbe sviluppato nella predicazione, per cui, senza il lavoro paziente e prezioso di registrazione e trascrizione, adesso non potremmo disporre del testo di 237 omelie pronunciate nei 17 anni del suo ministero a Lucca, e avremmo perso una preziosa fonte». Il libro sarà presentato nella cattedrale di Lucca il 18 settembre: alle 9,30 messa presieduta da mons. Giulietti e a seguire presentazione del volume con il curatore.