Vita Chiesa

Monasteri toscani, preghiera e digiuno

Come dice San Pier Damiani: «La preghiera bussa, il digiuno ottiene». E a Casa San Sergio, casa madre della Comunità dei figli di Dio, preghiera e digiuno sono questioni abituali. Tutta la giornata, dall’alba al tramonto, è scandita dalla preghiera e due volte la settimana, il mercoledì e il giovedì e ora in quaresima anche il venerdì, razioni alimentari dimezzate. Il motivo? «Il motivo è duplice: in primo luogo perché il digiuno aiuta la preghiera. Se siamo monaci – dicono – il nostro “lavoro” è la preghiera, ed è assolutamente vero quanto dicono i Padri e tutta la tradizione della Chiesa: la preghiera non è possibile quando il corpo è troppo appesantito dal cibo o dai vizi alimentari. Il digiuno in questo senso aiuta la preghiera, si potrebbe dire che è la “preghiera del corpo”. Non c’è infatti la preghiera della mente, o la preghiera del cuore: c’è la preghiera dell’uomo, e il corpo vi partecipa».

Ma davvero la preghiera e il digiuno possono favorire la pace? «Non perché la preghiera e il digiuno possono imporsi a Dio – risponde don Divo Barsotti, fondatore della Comunità –, ma perché noi cerchiamo di vivere quella fede alla quale Dio ha promesso che nulla sarebbe impossibile. Quindi la preghiera e il digiuno non solo sono importanti, ma direi necessari perché noi viviamo in quelle disposizioni interiori per le quali ci mettiamo nella condizione di fare quello che Dio vuole da noi. E la volontà di Dio non può essere che la pace. Il terrorismo, la guerra sono frutto della volontà umana, non certo di Dio. La volontà di Dio rimane prima della nostra preghiera. E Dio non può volere che il bene: il bene dell’uomo, il bene della società, il bene di tutti».

Da Settignano, sulle colline fiorentine dove si trova l’Eremo di San Sergio, al Santuario di Montenero, sopra Livorno, dove i monaci vallombrosani in questi giorni celebrano Messe per la pace, recitano in proposito preghiere comunitarie e individuali, fanno penitenza e digiuno il mercoledì e il venerdì. Inoltre, come ci fanno sapere i monaci, «anche i tradizionali incontri del martedì sera con i giovani sono stati in questo periodo dedicati al tema della pace».

Dalla provincia di Livorno a quella di Siena, dove si trova l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. «In questi giorni, contrassegnati dal buio degli eventi bellici ci sentiamo – dicono i monaci olivetani – partecipi dell’angoscia del Papa e ci sforziamo di pregare con più fervore presentando al Padre della misericordia e di ogni consolazione le lacrime, i gemiti, le sofferenze delle vittime della guerra, chiedendo la conversione alla pace di tutti coloro che in un modo o in un altro hanno il potere di decisione. Monte Oliveto come Abbazia benedettina richiama la pace; per questo è stata scelta come meta di una marcia della pace, a cui hanno partecipato diversi monaci. Una giornata particolare dedicata alla pace è stata celebrata il 21 marzo scorso, giorno del transito del nostro Santo Padre Benedetto. Alla sua intercessione di Patrono d’Europa e di artefice di riconciliazione fra i popoli abbiamo affidato l’attuale situazione. In quel giorno la nostra Abbazia ha accolto il Presidente della Provincia di Siena e quasi tutti i Sindaci della provincia, riuniti per una incisiva promozione della pace. Sono stati salutati dal Padre Abate, che ha stimolato tutti per una continua e crescente educazione alla pace». Nella circostanza è stato anche proposto di indire la Giornata della pace in provincia di Siena, tutti gli anni, il giorno di San Benedetto a Monte Oliveto Maggiore. «Intanto noi monaci – ci fanno ancora sapere gli olivetani della casa madre – continuiamo agni giorno a supplicare esplicitamente non solo la fine della guerra, ma l’apertura di tutti alla pace come valore da attuare giorno per giorno, iniziando dal proprio ambiente e tenendo presenti tutti i focolai di guerra presenti in tante parti del mondo».

Le trappiste e la guerraIl monastero è per eccellenza luogo di pace perché è luogo di preghiera al Padre e di comunione. Le vicende di questi tempi ci interpellano e ci chiedono una conversione nella convinzione che la via della pace nel mondo passa attraverso la conversione di ciascuno alla logica della pace e della riconciliazione dalla logica della sopraffazione e della violenza. La Regola di san Benedetto ci dice di cercare la pace e di seguirla, di armarsi delle armi della fede e delle buone opere, di non accogliere ingiuria, di non recar danni al prossimo. San Benedetto parla di armi, parla di combattimento, non parla di una pace facile, esorta invece a quella battaglia e lotta che è alla radice di ogni altra che è quella in cui noi, monasteri contemplativi, siamo nelle prime file: sgominare il diavolo, che malignamente cerca di «sedurre», cioè di portare con sé l’uomo chiamato invece ad essere discepolo di Cristo. In pratica questo si concretizza nel seguire con maggior amore, decisione e fedeltà il nostro normale stile di vita, stabilito da San Benedetto proprio a questo scopo.

Siamo in tempo di Quaresima: con tutta la chiesa abbiamo accolto l’invito del Papa a iniziare la Quaresima con una giornata di preghiera e di digiuno : per noi il mercoledì delle Ceneri, così come il venerdì santo sono giorni di digiuno a pane e acqua; in refettorio invece della normale lettura che accompagna il pasto c’è silenzio. Abbiamo lavorato come gli altri giorni, e curato in modo particolare la preghiera, sia personale, cercando spazi liberi da dedicare alla preghiera, sia la preghiera dell’Ufficio, preghiera in cui tutta la chiesa è presente, e tutto il mondo. Desideriamo che nella preghiera corale le preghiere per l’intenzione della pace, siano esplicite e frequenti.

Abbiamo anche curato maggiormente, il Rosario mensile comunitario preparando con particolare cura un rosario meditato alla regina della Pace nel giorno della festa dell’Annunciazione, confidando che la sua mediazione materna è quella più potente per ottenere al mondo la Pace di cui ha bisogno e che con diabolica stoltezza allontana da sé.Per il resto la nostra vita è quella di sempre: scandita dalla preghiera e dal lavoro, nella ricerca continua del Volto di Cristo, Nostra Pace. Maggiormente abbiamo anche cercato di curare i momenti di riconciliazione fraterna, le richieste di perdono, sia nel momento sacramentale della confessione, sia nelle richieste di perdono fraterno, sia informali, sia nell’accusa pubblica delle colpe che in quaresima facciamo due volte alla settimana.

Un impegno supplementare per la pace è poi, da molti anni, l’aiuto alle popolazioni dell’Angola, devastate da una guerra durata dal 1975 al 2002 e ignota ai più. Abbiamo laggiù un monastero di sorelle che per anni hanno condiviso le sofferenze di quel popolo martoriato, e lo sosteniamo, secondo le nostre possibilità, aiutate da molti amici. Ma anche questo non costituisce una iniziativa particolare di questi giorni: fa parte di noi.

La Quaresima è normalmente tempo di digiuno, di silenzio, di sobrietà, di condivisione, tempo perciò di una certa penitenza da trascorrere con la gioia di chi attende la luce di Pasqua. Non possiamo, mentre godiamo del bene della pace, mentre approfittiamo della pazienza misericordiosa di Dio, mentre godiamo della dignità di un lavoro che ci permette sia di vivere che di dare ad altri, non pensare con dolore e angoscia ai nostri fratelli e sorelle per i quali l’itinerario quaresimale si concluderà con un aggravamento della guerra (pensiamo all’Iraq, ma pensiamo anche alle molte guerre dimenticate, al molto dolore innocente, al molto dolore che senza nostra consapevolezza i nostri peccati stessi provocano). Ma non possiamo e non vogliamo smettere di sperare contro ogni speranza, di confidare, di lavorare per la pace e l’edificazione di un mondo realmente fraterno: a cominciare da noi stesse.Monastero Trappiste di Valserena

Anche altri monasteri hanno risposto alla nostra richiesta di sapere le loro iniziative per la pace. «La nostra Comunità – ci scrivono le Domenicane di Pratovecchio, – si è impegnata a rispondere alle richieste del Papa :preghiera e digiuno e offerta al Signore di tanti piccoli o grandi sacrifici. Poi abbiamo pensato di recitare il Rosario con i fedeli prima della nostra Messa conventuale. La meditazione dei Misteri trova la sua attualità giornale alla mano, nel senso che attraverso le notizie si cerca di rendere attuale il messaggio del mistero stesso. La partecipazione dei fedeli è aumentata di giorno in giorno».

Dal Santuario di Montenero, i monaci vallombrosani, precisano che gli incontri del martedì, ai quali abbiamo accennato nel numero scorso, avvengono con i giovani della «Gioventù Benedettina» (GiBe) e che «l’incontro inizia con la preghiera per poi proseguire con la meditazione e l’argomento varia secondo il tempo che stiamo vivendo. In questo tempo di Quaresima l’argomento è la Pace. Il gruppo giovanile è formato da membri provenienti da tutta la città di Livorno e raggiunge le 25 unità. Dirige il Gibe il monaco Don Luca Bernardo Giustarini. Questa associazione di giovani(ragazzi e ragazze) vuole essere una futura preparazione per immettere i giovani tra gli oblati secolari esterni del monastero. Dopo Pasqua verrà ripresa la spiegazione dei Capitoli della Regola di San Benedetto».