Vita Chiesa

Mons. Galantino: San Francesco, «uomo aperto, riuscito e inclusivo»

«Papa Francesco – ha ricordato Galantino – un anno fa ad Assisi ci pose una domanda provocatoria: cosa ci dice oggi san Francesco con la vita? Rispondo a questa domanda tenendo sullo sfondo il nostro Paese, che ha bisogno di ritrovare fiducia e sentirsi curato. Rispetto al suo mondo, molto vicino al nostro, Francesco si è posto come un uomo aperto e desideroso di spendersi per il bene comune». Aperto innanzitutto a Dio: «L’apertura a Dio ha dato a Francesco occhi diversi, per raggiungere e farsi raggiungere dallo sguardo molte volte spento degli ultimi. Attraverso il volto piagato del lebbroso, Francesco seppe operare un rovesciamento radicale di valori». L’abbraccio «con il bisogno, la fatica di vivere, l’emarginazione» gli ha fatto «cambiare la scala dei valori. Francesco ha messo così al centro quelli che avevano fino ad allora occupato un posto periferico nella sua vita. Il capovolgimento della gerarchia degli interessi o nasce dal fatto che mettiamo l’orecchio sui bisogni della gente o altrimenti vivremo la gerarchia di valori sempre con un atteggiamento ideologico, peggio ancora se lobbistico».

«Il lebbroso ha convertito Francesco», ha sottolineato monsignor Galantino, e «da quel momento il volto di Gesù si è mostrato attraverso il volto dei fratelli. Lo scarto e tutto ciò che sapeva di periferico prima diventa ora centrale per Francesco, riveste i panni e il volto dell’Assoluto e da allora l’immagine di Dio è solo quella del povero». Ma «Francesco è anche un uomo riuscito perché capace di riscoprire la bellezza autentica di andare all’essenziale. Il manifesto della bellezza è certamente il famoso cantico di frate Sole, che trasmette anche un ideale di riconciliazione con se stessi, con la vita e con la natura». Monsignor Galantino ha quindi citato l’ammonizione ventisettesima di san Francesco, «una sorta di litania delle virtù capaci di fare di ogni uomo e donna persone riuscite. È bello l’identikit dell’uomo riuscito attraverso uno stile di vita bello, ma non bigotto». Francesco fu, inoltre, «un uomo inclusivo: seppe raccogliere e valorizzare ogni diversità, riuscendo ad accogliere ogni seme di bene presente negli uomini. Le fonti francescane ci consegnano un Francesco che coniuga l’attenzione ai diversi e ai distanti senza però cedere a nessuna arrendevolezza, né a un irenismo a buon mercato o a un buonismo a buon mercato». In questo senso, «in Francesco ci sono pagine molto intense e forti».

Monsignor Galantino ha poi ricordato che nel 1939 sono stati proclamati «congiuntamente» patroni d’Italia san Francesco e santa Caterina. Ha quindi speso una parola anche su quest’ultima, «la cui figura è legata alle sue celebri lettere per la buona politica. La chiave delle sue ostinate invocazioni per la giustizia nelle città italiane hanno come presupposto che la padronanza di sé fa compiere meglio il bene». «L’augurio che sento di fare a nome mio e dei vescovi italiani – ha affermato il segretario della Cei – è che il popolo italiano possa riscoprire, attraverso la lezione umana e cristiana di Francesco di Assisi e la testimonianza bella, coraggiosa e a volte impertinente di Caterina, i tratti più profondi della nostra identità in una rinnovata adesione ai valori del Vangelo, le vie che conducono a una vera promozione dell’uomo, dando seguito all’invito costante che Papa Francesco ci sta facendo in maniera chiara attraverso l’enciclica dei gesti che va scrivendo giorno dopo giorno». Il 4 ottobre è la giornata dedicata a san Francesco, ma c’è anche un altro appuntamento importante, ha ricordato monsignor Galantino: «La sera del 4 ottobre sarò in piazza San Pietro con Papa Francesco e tantissimi italiani e anche, sappiamo, persone provenienti dall’Europa per pregare e accompagnare con l’affetto i padri sinodali all’inizio di questa bella avventura che faranno».