Vita Chiesa

Mons. Galantino a convegno Unedi: «Invocare concordemente uniti!»

«Invocare concordemente uniti! È una sfida ed è un’attesa; è una meta verso cui sentirsi incamminati, ma è anche una possibilità da annunciare: siamo tutti chiamati a credere che sia realmente possibile rivolgersi all’Altissimo concordemente uniti. Probabilmente perché per lungo, troppo tempo non lo abbiamo fatto: vivendo quasi da ‘separati in casa’, senza riconoscere l’altro se non proprio sotto l’ombra del sospetto». Lo ha detto oggi pomeriggio monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei, intervenendo al convegno «Invocheranno il Nome dell’Eterno concordemente uniti», promosso dall’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Cei. «Lo dobbiamo ammettere! Non è coerenza cristiana evitare il dialogo o assumere atteggiamenti di intolleranza – ha sottolineato il presule -. Ma ancora di più, non è degno di chiunque dica di credere in Dio, soprattutto nel Dio di Abramo, che è relazione, che è dialogo in sé, che cerca, propone e riprende continuamente il dialogo con l’uomo, anche quando forse a lui stesso sembra di non cavare un ragno dal buco». In realtà, «il dialogo è frutto di disponibilità interiore. Ma il dialogo è frutto anche di coraggio».

Mons. Galantino ha invitato i partecipanti al convegno «ad esercitare questo coraggio profetico». «Mettete tutti sul tavolo i vostri dubbi in questi giorni – ha esortato -: con molta sincerità e franchezza, ma con altrettanta stima e apprezzamento reciproci. Ma soprattutto fatelo con un obiettivo preciso, da tenere costantemente dentro i nostri cuori e davanti ai nostri occhi: quello, appunto, di invocare l’Eterno concordemente uniti, in una unità che sia sempre più feconda, che non conosca la falsità dell’appiattimento reciproco, ma ricerchi invece il sapore della conoscenza, la ricchezza dell’incontro, il profumo di una fraternità sincera e rispettosa e che sappia gioire della ‘sinfonia delle differenze’». E, ha aggiunto il segretario generale della Cei, «se concreto deve essere il dialogo», «concreta deve essere anche la comune invocazione all’Eterno; una concretezza che si fa carico della sofferenza che sta segnando in maniera insopportabile la vita di tanti nostri fratelli a causa della persecuzione patita e che continuano a patire in diverse parti del mondo ad opera dell’autoproclamatosi Califfato islamico, ma anche ad opera di chi pensa di poter impunemente esercitare un potere arrogante su altri fratelli, privandoli della libertà».

Mons. Galantino si è detto «certo che al dialogo di questi giorni non possa e non debba essere estranea la sofferenza di queste nostre sorelle, di questi nostri fratelli e di tanti bambini. Davanti all’Eterno dobbiamo portare il loro grido e la loro dignità ferita». Infatti, «che civiltà è la nostra se non sente «male al petto» per l’arroganza con la quale si privano tanti uomini e donne della libertà di vivere la propria esperienza religiosa. Che civiltà è la nostra se rinunzia a spendersi e a far sentire la sua voce dinanzi alla persecuzione violenta subita da minoranze non protette!». Di qui l’invito: «Preghiamo per questi nostri fratelli, presentiamoli concordemente uniti all’Eterno. Facciamo sentire loro la nostra vicinanza di credenti in un Dio che non sopporta di essere strumentalizzato per scippare della loro libertà e della loro dignità tanti suoi figli».