Vita Chiesa

Mons. Mariano Crociata nuovo vescovo di Latina. Il grazie di mons. Bagnasco

Al momento mons. Crociata è anche presidente della Fondazione di Religione «Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena» e membro della Presidenza del Comitato del 5° Convegno ecclesiale nazionale. La diocesi di Latina è sede vescovile immediatamente soggetta alla Santa Sede. Fino alla nomina di oggi era retta da un amministratore apostolico, monsignor Giuseppe Petrocchi.

Mons. Mariano Crociata è nato a Castelvetrano, nella diocesi di Mazara del Vallo, il 16 marzo 1953. Ha studiato al Seminario di Mazara del Vallo, è stato alunno dell’Almo Collegio Capranica ed ha frequentato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in teologia a pieni voti e pubblicando la tesi «Umanesimo e Teologia in Agostino Steuco», per i tipi di Città Nuova, nel 1987. Ha scritto un manuale di Teologia fondamentale, «La Chiesa», edito da Piemme, e ha dedicato numerosi articoli soprattutto ai rapporti tra il cristianesimo e le altre religioni. Dopo l’ordinazione, avvenuta il 29 giugno 1979, è stato tra l’altro direttore dell’Ufficio catechistico diocesano (1983-1986); parroco a Marinella di Selinunte (1985-1989); arciprete-parroco a Marsala (1989-2007). È stato anche: assistente diocesano di Azione Cattolica; membro della Commissione centrale nel Sinodo diocesano; vicario foraneo; membro del Direttivo del Consiglio presbiterale diocesano; membro del Collegio dei Consultori; ordinario di Teologia fondamentale e direttore del Dipartimento di teologia delle religioni alla Facoltà Teologica di Sicilia, in Palermo; docente di Teologia fondamentale e Cristologia all’Istituto di scienze religiose di Mazara del Vallo. Il 16 luglio 2007 è stato nominato vescovo di Noto ed ha ricevuto l’Ordinazione episcopale il 6 ottobre dello stesso anno.

«La ringrazio di vero cuore, per questi cinque anni a servizio della Chiesa italiana, in cui ha dato testimonianza sempre di grande fedeltà, che è la cosa fondamentale, la prima cosa per poter svolgere un servizio di pastore». Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha annunciato, nell’Aula magna della sede centrale, la nomina di monsignor Mariano Crociata a vescovo di Latina. La nomina è stata salutata da un grande applauso, «che sintetizza ciò che voglio esprimerle a titolo personale e a nome di tutti i vescovi e collaboratori», ha detto il presidente della Cei al nuovo vescovo. Di mons. Crociata, il card. Bagnasco ha ricordato «l’intelligenza e il profondo spirito di servizio», il suo «mettere la sua persona sempre al secondo posto rispetto al suo servizio». «Voglio dare pubblica testimonianza – ha proseguito il cardinale – che il mio servizio è sempre stato intessuto e ispirato dalla sua testimonianza di fede e dal suo senso pastorale. Ha fatto bene e continuerà a fare bene!», ha poi esclamato. «Non so quanto tempo passerà prima che giunga nella sua diocesi – ha aggiunto – ma sono certo che continueremo ad avere in lei non soltanto un confratello, ma un amico prezioso che sarà sempre al nostro fianco».

«Siamo grati al Santo Padre per l’atto di stima, di fiducia, di riconoscenza, di gratitudine che più volte ci ha manifestato riguardo alla sua persona, e sono sicuro anche a lei personalmente», ha detto il card. Bagnasco a proposito della «scelta alla scadenza del suo mandato» fatta da Papa Francesco. «Le auguriamo tutto quello che nel cuore un buon pastore, come lei è, desidera per la sua diocesi e continua a desiderare per l’intero episcopato», ha concluso il presidente della Cei assicurando a mons. Crociata «preghiera e vicinanza in qualunque momento».

«Sono molto contento e grato della vostra partecipazione a questo momento, che segna un passaggio importante per me, ma in qualche modo anche per la Chiesa in Italia, per la Conferenza episcopale e per voi». Con queste parole monsignor Mariano Crociata ha commentato la sua nomina a vescovo di Latina, ringraziando il cardinale Bagnasco «per aver voluto essere presente in questa circostanza e per le parole che mi ha benevolmente indirizzato, dopo avermi chiesto, poco più di cinque anni fa, di assumere il ruolo di Segretario generale, al quale poi Papa Benedetto XVI mi ha nominato». «Era un ufficio che non mi sarei mai immaginato di ricoprire», ha commentato: «Da ciò ho imparato che si può essere chiamati anche a cose impensate». «In questo compito – ha proseguito mons. Crociata – mi è stata a cuore e ho condiviso con voi la preoccupazione non solo per l’immagine pubblica della Chiesa in Italia, ma soprattutto per la vita delle nostre diocesi, dei Vescovi, dei preti, delle comunità, di tutti i credenti e di quanti in qualche modo stanno a osservare e cercano qualcosa per la loro esistenza e la loro segreta speranza». «In questi anni intensi e talora faticosi – ha proseguito – abbiamo operato con l’avvertenza sempre viva della responsabilità consegnata alla mia e alla nostra presenza, alle decisioni da prendere, agli adempimenti portati a esecuzione, alle parole dette e scritte».

«A noi compete fare del nostro meglio, sempre e dovunque». Così monsignor Crociata, nel suo discorso ai collaboratori e dipendenti della Cei, ha sintetizzato lo spirito con cui si accinge ad assumere il suo nuovo incarico di vescovo a Latina. «Noi siamo umile strumento – ha ricordato – a volte perfino mero rimando o richiamo a un percorso della grazia che, in forza dell’incarnazione, agisce dentro le istituzioni, ma non può venire da esse tenuta in catene». «È consolante pensarlo, perché altrimenti sarebbe schiacciante il peso della responsabilità che ci incombe addosso», ha commentato il vescovo. «Ho trovato tra di voi – ha detto rivolgendosi ai presenti – esempi edificanti di vita sacerdotale e di coerenza cristiana nella condizione laicale e consacrata; in tanti di voi ho conosciuto dedizione e laboriosità, intelligenza e passione nello svolgimento dei compiti assegnati. Anche di questo vi sono grato». Di qui l’invito del presule «a non perdere mai la consapevolezza che la portata del lavoro che qui si compie non è misurabile con risultati più o meno quantificabili, ma in larga misura sfugge quanto all’efficacia più o meno positiva con cui raggiunge i lembi estremi del tessuto ecclesiale».

«Non lasciatevi mai imprigionare da calcoli angusti e da meschine dialettiche relazionali» che «rischiano di appannare» il servizio alla Chiesa. È l’invito rivolto da mons. Crociata nel suo discorso ai collaboratori e ai dipendenti della Cei. Ai sacerdoti, il nuovo vescovo di Latina ha raccomandato di «rimanere sempre in ascolto – da pastori – del cuore e della vita delle persone e delle comunità per le quali sono pensate tutte le attività e le iniziative». «Ai collaboratori e dipendenti laici vorrei dire, sommessamente – ha proseguito – di tenere in gran conto il lavoro che qui conservano, visti i tempi che corrono, e di mettere in esso quel di più che viene dalla fede e dall’appartenenza ecclesiale che tutti ci accomuna, non solo per ciò di cui ci occupiamo, ma anche per scelta ed esperienza personale e familiare». «A tutti chiedo, fin d’ora, di accogliere con cordialità e piena disponibilità il nuovo segretario generale», l’esortazione di mons. Crociata.

«Quello che oggi viene annunciato è un passaggio fisiologico». Lo ha detto mons. Crociata, che nella parte finale del suo discorso si è detto «grato a Papa Francesco anche per avermi voluto prorogare oltre la conclusione del mandato, ma soprattutto per la fiducia che ha mostrato verso la mia persona nominandomi vescovo di Latina. A lui rinnovo, anche in questo momento, la mia devozione e la piena obbedienza». «In questa circostanza si fa più avvertita in me la percezione – ha proseguito mons. Crociata allargando lo sguardo – che quelli che viviamo sono tempi di grandi cambiamenti per la Chiesa. La figura di Papa Francesco ha impresso un’accelerazione e una nuova direzione a un processo già in atto, mostrando come la Chiesa può essere soggetto di una trasformazione che conosce molteplici fattori di tipo culturale, sociale ed economico». Si tratta di «un processo complesso, che vede accostati l’entusiasmo delle folle che si raccolgono attorno al Papa e la fedeltà quotidiana, talora affaticata, delle nostre comunità e, ultimamente, della nostra fede». È in questo «clima» che «dobbiamo raccogliere l’invito del Papa a far crescere la partecipazione e la condivisione, il calore delle relazioni e la cordialità nella dedizione, una comunicazione di fede che, senza sminuire il senso dell’istituzione ma orientandola al suo fine specifico, sia attenta alla persona e alla sua situazione».