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Morte Wesolowski: don Di Noto (Meter), «Un pensiero alle vittime»

Alle prime ore di questa mattina è stato trovato defunto nella sua abitazione in Vaticano monsignor Józef Wesolowski, già nunzio apostolico, sotto processo per presunti abusi su minori. Il commento di don Fortunato di Noto, fondatore di Meter.

Percorsi: Pedofilia - Santa Sede
Una seduta del processo a Wesolowski (Foto Sir)

«Tanti aspettavamo la fine del processo all’ex vescovo Josef Wesolowski. Per un senso di giustizia alle piccole vittime. Per sapere di più e attivare i percorsi di riparazione e di guarigione di queste profonde e inumani ferite. Quanta giustizia aspettano le vittime. Da chi si macchia di questi atroci e devastanti reati e peccati contro i piccoli. Non è una giustizia di ‘violenza e vendetta’. Una parte di loro è morta quando sono stati abusati.». Lo ha dichiarato oggi don Fortunato di Noto, fondatore di Meter, alla notizia della morte di Josef Wesolowski. Il pensiero di don Di Noto «va a quei bambini, vittime. Una parte di loro è morta quando sono stati fotografati e ripetutamente filmati per poi ostentarli alla visione ‘personale e condivisa’ con chi dice e finge di ‘amare i bambini’. Pochi spiccioli dove la povertà non viene sconfitta ma sempre più alimentata. Avvicinati in fiducia perché sanno che porti una croce». Del resto, prosegue il fondatore di Meter, «i bambini, oggetti sessuali, sono più che scarti per chi la vita la considera solo potere, calpestio di dignità, numeri, sfigurati nella somiglianza di un Dio che invece ama i piccoli e li protegge. Chi abusa dei bambini, abusa di Dio Padre della tenerezza. Abusa del suo Amore».

«Le vittime di pedofilia, molto spesso rimangono senza giustizia e vengono ‘esiliati’ - denuncia don Di Noto -. Nessuna riparazione per le ferite subite. E per non confondere le idee e i ragionamenti con vittime piccolissime in età compresa massimo fino ai 13 anni. Il pedofilo ha questa preferenza, dove può dominare, ricattare, adombrare il vero amore con un amore malato e devastante. Un fenomeno criminale, spesso considerato ‘secondario’, marginale». Ma, avverte il fondatore di Meter, «non è così: basti pensare alle 700.000 immagini e video (più di 400.000 vittime) di abusi. Un crimine che si aggiunge ad altri».

Fonte: Sir
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