Vita Chiesa

“Narrare la fede”, sabato il convegno regionale dei catechisti

«Cari catechisti, vi chiedo di non perdere entusiasmo. Come gli artigiani, anche voi siete chiamati a plasmare l’annuncio con creatività. Non cedete allo scoraggiamento e allo sconforto. Puntate sempre in alto, sostenuti dalla misericordia del Padre. Il Papa v’incoraggia e vi sostiene».Con questo messaggio, indirizzato a tutti i catechisti, sabato 30 gennaio, papa Francesco ha salutato i partecipanti all’incontro, promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei per celebrare il 60° anniversario dell’Ufficio, dopo averli ricevuto in udienza nella sala Clementina del Palazzo apostolico vaticano.Un’esortazione che l’Ufficio catechistico regionale ha già fatto proprio, organizzando per sabato 6 febbraio (online, orario 9-12) il convegno regionale dal titolo «Lo racconterete ai vostri figli», sulla dimensione narrativa della catechesi, intesa non solo come espediente metodologico (il linguaggio del narrare), quanto come scelta antropologica, presa di coscienza della dimensione narrativa della stessa fede, come «via attraverso la quale l’uomo comprende se stesso e la realtà che lo circonda e dà significato a quanto vive» (Direttorio per la catechesi 2020).Un tema – quello della narrazione – presente anche nel recente Messaggio della Giornata per le Comunicazioni sociali, capace «di parlare di noi e del bello che ci abita, che guardi il mondo e gli eventi con tenerezza, che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo, che riveli l’intreccio dei fili con i quali siamo collegati gli uni agli altri», a sostegno di quanto papa Francesco abbia particolarmente a cuore l’aspetto narrativo della catechesi.È un tempo quello attuale, condizionato dall’emergenza sanitaria, che «rischia di perdere l’intreccio dei fili della comunità», di dissolvere la relazione tra le persone, e di far perdere ai catechisti il rapporto con i bambini e i ragazzi e le loro famiglie, «il nostro pensiero va soprattutto agli adolescenti che, vivendo anche l’esperienza scolastica in modalità mista e che possono essere lasciati soli in casa per ragioni di età, sono quelli che rimangono più isolati, rischiando di rimanere emarginati», sottolinea Silvia Mancini, direttore dell’Ufficio catechistico regionale.Un tempo che, ancor più, necessita un linguaggio catechetico capace di arrivare a tutti, nessuno escluso: capace di narrare l’esperienza, che «narrando di Gesù, sappia narrare la vita» – ancora Mancini. «I Vangeli sono nati così: come narrazione di un’esperienza che ha cambiato la nostra vita e che può cambiare anche quella delle persone che ci ascoltano. Per questa ragione, anche l’identità di ciascuno di noi è, per sua natura, narrativa perché siamo modellati, ci costruiamo e ci identifichiamo con la nostra storia».Ecco, quindi, che la dimensione narrativa è costitutiva per la catechesi: la Sacra Scrittura presenta la relazione tra Dio e il Popolo d’Israele in un racconto collettivo esperienziale.«La conoscenza di Dio si trasmette raccontando di generazione in generazione come Egli continui a farsi presente», ha affermato papa Francesco: è l’intreccio di tre storie – quella di Gesù, del narratore e dell’ascoltatore – che si incarnano nella vita. Temi trattati sabato 6 febbraio, in modalità online, dal direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale, mons. Valentino Bulgarelli, da don Francesco Vanotti, incaricato regionale per la catechesi in Lombardia, e dal vescovo delegato per la Conferenza episcopale toscana, mons. Simone Giusti.È possibile seguire l’incontro in diretta streaming sul canale youtube dell’Ufficio Catechistico Regionale toscano; chi desidera intervenire al dibattito, può farlo scrivendo le proprie domande e riflessioni alla mail ufficiocatechisticotoscana@gmail.com.