Vita Chiesa

Natale, mons. Cetoloni: «Dio non ha paura di entrare anche nelle grotte più scure della nostra interiorità»

L’antico introito gregoriano «Puer natus» («ci è nato un bambino e ci è stato dato un figlio«), tratto dal profeta Isaia e dal salmo 97, ha aperto la Messa solenne del giorno di Natale nella cattedrale di Grosseto, presieduta dal vescovo Rodolfo Cetoloni. Concelebranti: don Piero Caretti, parroco del Duomo; don Gian Paolo Marchetti, rettore del Seminario diocesano; don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio nazionale di pastorale familiare della Cei, e don Pietro, giovane sacerdote proveniente da Pechino.

È così che è stato celebrato il Natale nella chiesa-madre di Grosseto. Il Vescovo ha presieduto anche la Messa della notte, animata nel canto dalla corale Puccini, mentre il giorno di Natale il Pontificale solenne ha visto impegnato il coro della Cattedrale, diretto da Luca Bernazzani, responsabile musica sacra dell’ufficio liturgico diocesano. Hanno prestato servizio all’altare, sia la notte che il giorno di Natale, i seminaristi della Diocesi.

Come da tradizione, conclusa la Messa del giorno, il Vescovo coi concelebranti, attraversando la navata centrale, ha raggiunto il sagrato per scambiare gli auguri con le tante persone che erano presenti. È stato un momento di gioia semplice, con la presenza di babbo natale, che da oltre quarant’anni ogni Natale è in piazza Duomo per gli auguri e che anche quest’anno ha offerto al Vescovo un cesto di caramelle, che il presule ha distribuito soprattutto ai bambini.

In cattedrale un bellissimo presepe realizzato da un volontario, la cui ambientazione rimanda alla Maremma, in modo particolare ai monti dell’Uccellina e alla spiaggia di Alberese «per sottolineare – ha commentato il Vescovo concludendo la Messa – che il Signore viene dentro la nostra realtà, quella abitata dalla nostra gente, dal nostro impegno». Sul lato destro del presbiterio, l’Evangeliario aperto sul passo che narra la nascita di Gesù e, davanti la Natività, tre bellissime statue in legno di Maria, Giuseppe e del Bambinello, che mons. Cetoloni ha incensato.

Nell’omelia del Pontificale del giorno, il Vescovo si è soffermato, in modo particolare, su tre parole che si ritrovano le prologo del Vangelo di Giovanni: vita, luce e tenebre. E ha sottolineato come il Natale «non è un ricordo, perché il ricordo alla nostra vita non basta. Il Natale è stare faccia a faccia con la nostra umanità dinanzi all’umanità di Dio e al suo modo di essere uomo». Dio, infatti, incarnandosi «ci insegna ad essere uomini e ad esserlo da figli».

A proposito del contrasto luce-tenebre che affiora dal messaggio cristiano del Natale, il Vescovo ha aggiunto: «Quante tenebre da Betlemme al Getsemani e fino ad oggi! Quanta fatica fa la luce ad essere accolta! Eppure nel suo Vangelo, Giovanni ci assicura che a quanti hanno accolto e accolgono la luce di Cristo, Dio dà il potere di diventare figli, figli perché si fidano di Lui dentro la loro vita. Se Dio – ha aggiunto – ha scelto di esserci tanto vicino da diventare uno di noi; se ha scelto di esporsi alle nostre tenebre e di entrare nelle nostre «grotte», possiamo fidarci di Lui, possiamo accoglierlo come la pienezza di tutto ciò di cui abbiamo bisogno, della pienezza di luce che fa scomparire ogni tenebra. Dio non ha paura di entrare anche nelle grotte più scure della nostra interiorità!».

Anche in Caritas i volontari, fin dalle prime ore della giornata, sono stati all’opera per preparare l’accoglienza di una cinquantina di poveri, che hanno condiviso il pranzo di Natale donato da una benefattrice e hanno gustato anche un buonissimo panettone di 5 chili, donato da un’azienda. Sui tavoli apparecchiati di rosso, anche un biglietto di auguri preparato dai bambini della scuola primaria di via Einaudi.