Vita Chiesa

PADRE PIO, MONS. SEMERARO: AI SOSPETTI È STATA DATA RISPOSTA CON I PROCESSI DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE

“Basta consultare le pagine indicate dall’indice analitico del testo di Mauro Velati (editore critico), pubblicato quest’anno dall’Istituto scienze religiose di Bologna (Angelo Giuseppe Roncalli-Giovanni XXIII, Pater amabilis. Agende del Pontifice 1958-1963), per avere una buona valutazione dei rapporti tra Giovanni XXIII e il frate. Appare sì che Giovanni XXIII è abbastanza critico nei confronti del «fenomeno» Padre Pio, ma pure che cerca una visione equilibrata ed equanime rispetto a quanti, in quell’epoca, erano un po’ troppo focosi nel denigrare e accusare”. È quanto afferma al SIR mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, a proposito dei rapporti tra Papa Roncalli e Padre Pio. In questi giorni, anticipazioni giornalistiche del volume sul frate dello storico Sergio Luzzatto “hanno riacceso l’attenzione – dice il vescovo – su fatti in realtà già noti”. Mons. Semeraro, che è stato censore teologo degli scritti di Padre Pio nella fase diocesana del processo per la beatificazione e canonizzazione, ricorda che “episodi tesi a denigrare il frate erano noti già da prima dei processi di beatificazione e canonizzazione… Dai diari di Giovanni XXIII appare che egli riceveva informazioni per lo meno non univoche e spesso poco serene e allarmanti; egli però ha sempre cercato – come scrive – un modo di procedere con giustizia e con molta carità”.

Per quanto riguarda quello che è stato definito il “giallo delle stigmate”, procurate da acido fenico e veratrina, mons. Semeraro ribadisce che anche “in questo caso è stata già data risposta da decenni non solo con le perizie dei medici del tempo e con le agiografie sul frate, ma anche con le inchieste delle Commissioni vaticane che hanno portato alla beatificazione nel 1999 e alla canonizzazione nel 2002”. Un’ultima riflessione di mons. Semeraro è sui rapporti tra i Pontefici del XX secolo e Padre Pio: “Affermare che i Papi, succedutisi nel corso del Novecento abbiano guardato a Padre Pio con occhi diversi, è una forzatura. In realtà, erano le informazioni che giungevano alla Santa Sede ad essere differenti. Non si trattava, infatti, di rapporti «personali». Come ha anche precisato, in questi giorni, mons. Loris Capovilla, segretario personale di Giovanni XXIII: erano gli uffici a trasmettere notizie negative su quanto avveniva a San Giovanni Rotondo: il Pontefice non aveva alcun pregiudizio ma non poteva che prenderne atto”.

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