Vita Chiesa

PAPA: AI PASTORI DELLA CHIESA, «DIFFONDETE I DOCUMENTI DEL MAGISTERO»

La recezione di un documento del magistero, “più che un fatto mediatico, deve essere visto soprattutto come un evento ecclesiale”, in quanto “si tratta di una parola autorevole che fa luce su una verità di fede o su alcuni aspetti della dottrina cattolica contestati o travisati da particolari correnti di pensiero e di azione”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti alla Sessione plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, guidati dal card. Joseph Ratzinger, si è soffermato sulla “recezione dei documenti magisteriali da parte dei fedeli cattolici, spesso disorientati più che informati dalle immediate reazioni e interpretazioni dei mezzi di comunicazione sociale”. Al contrario, è nella “valenza dottrinale”, ha precisato Giovanni Paolo II, che risiede il “carattere altamente pastorale” dei documenti magisteriali, “la cui accoglienza diventa occasione propizia di formazione, di catechesi e di evangelizzazione”. Di qui la richiesta del Papa di “prevedere modi opportuni di trasmissione e di diffusione” di tali testi, la cui “piena conoscenza” è un dovere “innanzitutto dei Pastori della Chiesa, primi responsabili dell’accoglienza e della valorizzazione del magistero pontificio come insegnamento che contribuisce a formare la coscienza cristiana dei fedeli di fronte alle sfide del mondo contemporaneo”. Tra queste ultime, Giovanni Paolo II ha citato il “diffuso relativismo” e la “tentazione di un facile pragmatismo”, da contrastare con l’annuncio del Vangelo tramite la “testimonianza della vita”. Quella della Chiesa, ha ribadito il Papa, è “una missione che ha fra le sue priorità anzitutto l’unità della fede e della comunione di tutti i credenti”, che va “continuamente riscoperta e opportunamente difesa”. I futuri sacerdoti hanno bisogno di una “giusta ed equilibrata formazione” per “abbracciare con gioia e generosità quello stile di vita umile, modesto e casto, che è il fondamento del celibato ecclesiastico”, ha detto ancora il Papa che ha chiesto di adottare “le misure necessarie per assicurare che i chierici vivano in modo consono alla loro chiamata e al loro impegno di perfetta e perpetua castità per il Regno di Dio”. In caso di trasgressione, ha ricordato il Santo Padre, la normativa canonica “tende a garantire sia l’esercizio del diritto di difesa dell’accusato sia le esigenze del bene comune”.

“Una volta comprovato il delitto – ha aggiunto Giovanni Paolo II -, bisogna in ogni caso vagliare bene sia il giusto principio della proporzionalità tra colpa e pena, sia l’esigenza predominante di tutelare il popolo di Dio”. Altro tema del discorso papale, il primato della “legge orale naturale”, il cui “rinnovamento costruttivo” fa favorito “cercando anche convergenze con rappresentanti delle diverse confessioni, religioni e culture”. E’ la “crisi della metafisica”, per il Papa, che mette in dubbio l’esistenza di una “legge morale naturale” e può dar luogo “alla diffusione tra i credenti di una morale di carattere fideista”. Sul piano politico, così, “viene a mancare un riferimento oggettivo per le legislazioni”, basate solo sul “consenso sociale”, mentre è solo sulla base di una “legge morale naturale”, ha concluso il Papa, che “si può costruire una piattaforma di valori condivisi, intorno ai quali sviluppare un dialogo costruttivo con tutti gli uomini di buona volontà”.

Il Papa si è anche soffermato sulla “recezione dei documenti magisteriali da parte dei fedeli cattolici, spesso disorientati più che informati dalle immediate reazioni e interpretazioni dei mezzi di comunicazione sociale”.

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