Vita Chiesa

PAPA IN LIBANO: «ECCLESIA IN MEDIO ORIENTE», DALLA TOLLERANZA ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA

Un forte richiamo a lavorare per l’ecumenismo «in vista di una testimonianza comune», la necessità di rafforzare il dialogo con ebrei e musulmani «per migliorare la convivialità», l’impegno per una «sana laicità» e contro il fondamentalismo: sono solo alcuni dei punti contenuti nell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente (leggi qui) firmata oggi da Benedetto XVI, ad Harissa, primo atto del suo viaggio apostolico in Libano. Nella prima delle tre parti di cui è composta, l’Esortazione mette in risalto l’importanza dell’«ecumenismo spirituale», che fondato sulla fede, può aiutare la Chiesa cattolica a praticare maggiormente l’ecumenismo spirituale «nelle parrocchie, nei monasteri e nei conventi, nelle istituzioni scolastiche ed universitarie, e nei seminari» e a parlare «con una sola voce sulle grandi questioni morali a proposito della famiglia, della sessualità, della bioetica, della libertà, della giustizia e della pace». Non meno importante è il dialogo con ebrei e musulmani. Il documento riconosce come nelle relazioni con gli ebrei ci siano state «incomprensioni e diffidenze, inescusabili e condannabili persecuzioni» tuttavia quei numerosi legami, «ancorati nel prezioso patrimonio spirituale comune» possono aiutare ebrei e cristiani ad aprirsi «ad una nuova responsabilità gli uni per gli altri».

Con i musulmani, invece, i cristiani condividono «la stessa vita quotidiana». Da qui la richiesta che i cristiani godano «di piena cittadinanza e non siano trattati come cittadini o credenti inferiori». Il tema della libertà religiosa viene descritto da Benedetto XVI come «il culmine di tutte le libertà». È un diritto che comporta «la libertà di seguire la propria coscienza in materia religiosa, sia la libertà di culto». L’Esortazione ribadisce, inoltre, la necessità di «passare dalla tolleranza alla libertà religiosa». L’Esortazione fa poi riferimento alla comunione nella Chiesa Cattolica che interpella tutti, patriarchi, vescovi, presbiteri, diaconi, seminaristi, consacrati e laici. Nel documento Benedetto ribadisce il celibato sacerdotale «dono inestimabile di Dio alla sua Chiesa, che occorre accogliere con riconoscenza» ed auspica, nel campo laicale un maggiore coinvolgimento delle donne «nella vita pubblica ed ecclesiale. Nelle vertenze giuridiche, soprattutto in questioni di ordine matrimoniale, la voce della donna deve essere presa col dovuto rispetto, al pari di quella dell’uomo». Non mancano richiami ai patriarchi e ai vescovi invitati ad «assicurare una gestione sana, onesta e trasparente dei beni temporali della Chiesa», gestione «fedele e disinteressata che deve servire prioritariamente all’evangelizzazione e alla carità».

La Chiesa, si afferma nel testo, è chiamata a rinnovare la sua missione di evangelizzazione e di carità attraverso lo studio e l’approfondimento della Parole di Dio, la liturgia e i Sacramenti. Dal Papa arrivano alcune proposte concrete come «la proclamazione di un anno biblico, seguito da una settimana annuale della Bibbia, rinnovare i testi delle celebrazioni liturgiche» insieme all’auspicio che «si possa arrivare ad un accordo ecumenico sul mutuo riconoscimento del Battesimo». Il rinnovamento della missione evangelizzatrice della Chiesa passa, anche, attraverso «la formazione e l’invio di uomini e donne fieri della loro fede» ed insieme al «lavoro impressionante» che conduce nel campo delle istituzioni educative, sociali e caritative. A tale riguardo il Pontefice esorta «i responsabili politici a sostenere tali istituzioni che collaborano al bene comune alla costruzione di un futuro migliore». (Sir)