Vita Chiesa

PROGETTO CULTURALE: A DIECI ANNI UN BILANCIO RICCO DI INIZIATIVE

E’ nato dieci anni fa per iniziativa dei vescovi italiani e con una “responsabile ambizione”. Quella di non far mancare nella vita culturale del Paese una prospettiva cristiana. Oggi il bilancio delle iniziative promosse è corposo e a proporlo è stato questa mattina il Servizio nazionale Cei per il progetto culturale al VI Forum organizzato a Roma. Innanzitutto alcuni numeri: si contano 1720 pagine di atti dei forum, oltre a decine di altre pubblicazioni, 92 progetti di ricerca sostenuti nei tre ambiti rilanciati lo scorso anno, 262 referenti diocesani in rete, con 373 centri culturali, 250 esperti, oltre 1200 iniziative diocesane esplicitamente organizzate nel quadro del progetto culturale. Una rete che trova nel sito www.progettoculturale.it un “motore” e un “terminale” significativo.

A questi numeri si deve aggiungere lo sviluppo dell’attività del Cuc, il Centro universitario cattolico che sostiene, grazie a borse di studio di livello post-laurea, giovani studio indirizzati alla carriera accademica. Il centro ha avviato anche un’esperienza sperimentale di borse di ricerca (di livello post-dottorato) che dovrebbero interessare, a regime, i tre ambiti di ricerca identificati fin dall’inizio del “progetto”: libertà, identità e interpretazione scientifica del reale.

Ma i numeri non bastano per descrivere il lavoro svolto perché – si legge sempre nel rapporto – il progetto culturale è fatto dai tanti soggetti con compongono “il mondo cattolico italiano”, con particolare riferimento al sistema della comunicazione, “a partire dai soggetti più vicini alla Cei, da Avvenire, a Sat 2000, al Sir ed ai settimanali diocesani”. Nel bilancio presentato questa mattina dal Servizio nazionale Cei per il progetto culturale si delineano anche alcune prospettive per il futuro. Il Paese sta attraversando – si legge nel rapporto – un momento “particolarmente significativo”, “un punto di passaggio molto delicato del dibattito pubblico” che chiede alla Chiesa italiana di “superare una certa frammentarietà che caratterizza il panorama delle molte attività” per privilegiare “iniziative comuni e condivise”. In realtà – aggiunge il Servizio nazionale Cei – questo processo di “convergenza e di incontro” ha avuto nei mesi “significative manifestazioni pubbliche e sta procedendo anche lontano dai riflettori mediatici”. Altro fronte di impegno è l’elaborazione intellettuale. “Questo significa – spiega il rapporto della Cei – discernere le dinamiche culturali che stanno sul fondo dell’accelerazione dei processi storici in atto, tentando di inserirsi creativamente in esse, andando alla radice di un dibattito pubblico che, proprio per l’urgenza dei problemi, non può non porsi, come si è visto, domande di fondo”. Nasce da qui “l’ambizione responsabile” che fin dalla sua nascita si era posto il progetto culturale: “non fare mancare una prospettiva che oggi riemerge con sempre maggiore evidenza, sia pure non senza fraintendimenti e strumentalizzazioni, quella cioè che potremmo definire del rilievo del fatto religioso nel processo di civilizzazione e quindi della fede e in particolare del cristianesimo, anche per l’Italia e per l’Europa, oltre i vecchi confini”. Con questa “missione”, il Servizio Nazionale Cei guarda al Convegno ecclesiale di Verona in calendario per il novembre 2006 la cui preparazione dovrebbe contemplare una “struttura itinerante, radicata nei territori e coordinata a livello nazionale”. Sir