Vita Chiesa

Papa Francesco: 50 anni Messa italiano, «corrispondenza tra liturgia e vita»

«La liturgia non è una cosa strana, là, lontana, e mentre si celebra io penso a tante cose, o prego il rosario. No, no. C’è una corrispondenza, tra la celebrazione liturgica che poi io porto nella mia vita; e su questo si deve andare ancora più avanti, si deve fare ancora tanto cammino», ha spiegato, riaffermando «il legame essenziale che unisce la vita del discepolo di Gesù e il culto liturgico», che «è una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede». Il discepolo di Gesù «non va in chiesa solo per osservare un precetto»: «‘Ma io, Signore, vado tutte le domeniche, compio…, tu non immischiarti nella mia vita, non disturbarmi’. Questo – ha constatato il Pontefice – è l’atteggiamento di tanti cattolici, tanti. Il discepolo di Gesù va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo».

Per Francesco, «non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e ‘ricoprire’, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà o della carità verso il prossimo. Non possiamo sostituire con ‘omaggi religiosi’ quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione. Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore, che guida sulla strada della rettitudine e della perfezione cristiana». Si tratta «di compiere un itinerario di conversione e di penitenza, per togliere dalla nostra vita le scorie del peccato, come ha fatto Gesù, pulendo il tempio da meschini interessi».

E la Quaresima «è il tempo favorevole a tutto questo, è il tempo del rinnovamento interiore, della remissione dei peccati, il tempo in cui siamo chiamati a riscoprire il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione», che «ci fa crescere nell’unione con Dio, ci fa riacquistare la gioia perduta e sperimentare la consolazione di sentirci personalmente accolti dall’abbraccio misericordioso di Dio». Proprio qui, cinquant’anni fa, ha concluso, «il beato Paolo VI inaugurò, in un certo senso, la riforma liturgica con la celebrazione della Messa nella lingua parlata dalla gente. Vi auguro che questa circostanza ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio».