Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «Se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra»

Dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani, «Gesù parte dall’esperienza della fame e dal segno del pane, per rivelare Sé stesso e invitare a credere in Lui». Lo ha ricordato, ieri mattina, Papa Francesco, alla recita dell’Angelus. «La gente lo cerca, la gente lo ascolta, perché è rimasta entusiasta del miracolo – volevano farlo re! -; ma – avverte il Pontefice – quando Gesù afferma che il vero pane, donato da Dio, è Lui stesso, molti si scandalizzano, non capiscono, e cominciano a mormorare tra loro». Allora Gesù risponde: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato», e aggiunge: «Chi crede ha la vita eterna». «Ci stupisce, e ci fa riflettere questa parola del Signore. Essa introduce nella dinamica della fede, che è una relazione: la relazione tra la persona umana – tutti noi – e la Persona di Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre, e naturalmente anche lo Spirito Santo – che qui rimane sottinteso». Insomma, «non basta incontrare Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo – questo è importante!, ma non basta -; non basta nemmeno assistere a un miracolo, come quello della moltiplicazione dei pani. Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato».

«Questo è accaduto – ha spiegato Francesco – perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio. E se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo». Invece «la fede, che è come un seme nel profondo del cuore, sboccia quando ci lasciamo ‘attirare’ dal Padre verso Gesù, e ‘andiamo a Lui’ con il cuore aperto, senza pregiudizi; allora riconosciamo nel suo volto il Volto di Dio e nelle sue parole la Parola di Dio, perché lo Spirito Santo ci ha fatto entrare nella relazione d’amore e di vita che c’è tra Gesù e Dio Padre. E lì noi riceviamo il dono, il regalo della fede». Allora, «con questo atteggiamento di fede, possiamo comprendere anche il senso del ‘Pane della vita’ che Gesù ci dona. In Gesù, nella sua ‘carne’ – cioè nella sua umanità concreta – è presente tutto l’amore di Dio, che è lo Spirito Santo. Chi si lascia attirare da questo amore va verso Gesù e va con fede, e riceve da Lui la vita, la vita eterna». Maria è «la prima persona umana che ha creduto in Dio accogliendo la carne di Gesù. Impariamo da Lei, nostra Madre – è stato l’invito -, la gioia e la gratitudine per il dono della fede. Un dono che non è ‘privato’, un dono che non è proprietà privata ma è un dono da condividere: è un dono ‘per la vita del mondo’!».

«No alla guerra. «Settant’anni fa, il 6 e il 9 agosto del 1945, avvennero i tremendi bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki». Lo ha ricordato, ieri mattina, dopo la recita dell’Angelus, Papa Francesco. A distanza di tanto tempo, ha osservato, «questo tragico evento suscita ancora orrore e repulsione. Esso è diventato il simbolo dello smisurato potere distruttivo dell’uomo quando fa un uso distorto dei progressi della scienza e della tecnica, e costituisce un monito perenne all’umanità, affinché ripudi per sempre la guerra e bandisca le armi nucleari e ogni arma di distruzione di massa». Per il Pontefice, «questa triste ricorrenza ci chiama soprattutto a pregare e a impegnarci per la pace, per diffondere nel mondo un’etica di fraternità e un clima di serena convivenza tra i popoli. Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra sempre si perde. L’unico modo di vincere una guerra è non farla».

Preoccupazione per El Salvador. «Seguo con viva preoccupazione le notizie che giungono da El Salvador, dove negli ultimi tempi si sono aggravati i disagi della popolazione a causa della carestia, della crisi economica, di acuti contrasti sociali e della crescente violenza». Lo ha detto, ieri mattina, Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. «Incoraggio il caro popolo salvadoregno a perseverare unito nella speranza, ed esorto tutti a pregare affinché nella terra del beato Oscar Romero rifioriscano la giustizia e la pace», ha aggiunto il Pontefice, che ha, poi, salutato romani e pellegrini e, in particolare, i giovani di Mason Vicentino, Villaraspa, Nova Milanese, Fossò, Sandon, Ferrara, e i ministranti di Calcarelli. Il Santo Padre ha, quindi, salutato «i motociclisti di San Zeno (Brescia), impegnati in favore dei bambini ricoverati all’Ospedale Bambin Gesù». E ha concluso: «Per favore, non dimenticatevi di pregare per me!».