Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: dare risposta a vuoto e inquietudine. Appello per i rifugiati

Per il Papa, «siamo chiamati a fare della risposta di Pietro la nostra risposta, professando con gioia che Gesù è il Figlio di Dio, la Parola eterna del Padre che si è fatta uomo per redimere l’umanità, riversando su di essa l’abbondanza della misericordia divina». «Il mondo ha più che mai bisogno di Cristo, della sua salvezza, del suo amore misericordioso», ha ribadito Francesco. «Molte persone avvertono un vuoto attorno a sé e dentro di sé», la sua analisi: «Altre vivono nell’inquietudine e nell’insicurezza a causa della precarietà e dei conflitti». «Tutti abbiamo bisogno di risposte adeguate ai nostri interrogativi, ai nostri interrogativi concreti», la tesi del Papa: «In Cristo, solo in Lui, è possibile trovare la pace vera e il compimento di ogni umana aspirazione. Gesù conosce il cuore dell’uomo come nessun’altro. Per questo lo può sanare, donandogli vita e consolazione».

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Nell’Angelus il Papa ha citato questa frase di Gesù, rivolta agli apostoli, per precisare che «non si tratta di una croce ornamentale, o di una croce ideologica, ma è la croce della vita, è la croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore – per i genitori, per i figli, per la famiglia, per gli amici, anche per i nemici -, la croce della disponibilità ad essere solidali con i poveri, a impegnarsi per la giustizia e la pace». «Nell’assumere questo atteggiamento, queste croci, sempre si perde qualcosa», ha ammesso Francesco, ma «è un perdere per guadagnare». «Ricordiamo tutti i nostri fratelli che ancora oggi mettono in pratica queste parole di Gesù, offrendo il loro tempo, il loro lavoro, la loro fatica e perfino la loro vita per non rinnegare la loro fede in Cristo», l’invito del Papa. «Gesù, mediante il suo Santo Spirito – ha concluso – ci dà la forza di andare avanti nel cammino della fede e della testimonianza: fare quello in cui crediamo; non dire una cosa e farne un’altra. E in questo cammino sempre ci è vicina e ci precede la Madonna: lasciamoci prendere per mano da lei, quando attraversiamo i momenti più bui e difficili».

«I rifugiati sono persone come tutti, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici», ha detto il Papa, che dopo l’Angelus ha ricordato che oggi ricorre la Giornata mondiale del rifugiato promossa dall’Onu. «Le loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la pace nella giustizia», ha proseguito: «Per questo vogliamo stare con loro: incontrarli, accoglierli, ascoltarli, per diventare insieme artigiani di pace secondo la volontà di Dio». Subito prima Francesco ha citato la solennità della Pentecoste secondo il calendario giuliano seguito dalla Chiesa ortodossa, e l’inizio a Creta del Concilio pan-ortodosso: «Uniamoci alla preghiera dei nostri fratelli ortodossi – l’invito ai fedeli – invocando lo Spirito Santo perché assista con i suoi doni i Patriarchi, gli arcivescovi e i vescovi riuniti in Concilio. E tutti assieme preghiamo la Madonna per tutti i nostri fratelli ortodossi.