Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «la Croce cristiana non è una suppellettile»

«Facciamo in modo che la Croce segni le tappe del nostro itinerario quaresimale per comprendere sempre di più la gravità del peccato e il valore del sacrificio col quale il Redentore ha salvato tutti noi», l’invito di Francesco, che partendo dall’episodio della trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor ha osservato come, sulla strada verso Gerusalemme, «Gesù si stava dimostrando un Messia diverso rispetto alle attese, a quello che loro immaginavano sul Messia, come fosse il Messia: non un re potente e glorioso, ma un servo umile e disarmato; non un signore di grande ricchezza, segno di benedizione, ma un uomo povero che non ha dove posare il capo; non un patriarca con numerosa discendenza, ma un celibe senza casa e senza nido». «È davvero una rivelazione di Dio capovolta, e il segno più sconcertante di questo scandaloso capovolgimento è la croce», ha commentato il Papa: «Ma proprio attraverso la croce Gesù giungerà alla gloriosa risurrezione, che sarà definitiva, non come questa trasfigurazione che è durata un momento, un istante». «Gesù trasfigurato sul monte Tabor ha voluto mostrare ai suoi discepoli la sua gloria non per evitare a loro di passare attraverso la croce, ma per indicare dove porta la croce», ha concluso Francesco: «Chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà. E la croce è la porta della risurrezione. Chi lotta insieme a lui, con lui trionferà. Questo è il messaggio di speranza che la croce di Gesù contiene, esortando alla fortezza nella nostra esistenza».

«Esprimo la mia vicinanza al popolo del Guatemala, che vive in lutto per il grave e triste incendio scoppiato all’interno della Casa Refugio Virgen de la Asunción, causando vittime e ferite tra le ragazze che vi abitavano». Sono le parole pronunciate dal Papa dopo la recita dell’Angelus di ieri. «Il Signore accolga le loro anime, guarisca i feriti, consoli le loro famiglie addolorate e tutta la nazione», ha proseguito Francesco. Poi un appello: «Prego anche e vi chiedo di pregare con me per tutte le ragazze e i ragazzi vittime di violenze, di maltrattamenti, di sfruttamento e delle guerre». «Questa è una piaga, questo è un urlo nascosto che deve essere ascoltato da tutti noi e che non possiamo continuare a far finta di non vedere e di non ascoltare», la denuncia del Papa.