Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, «la doppiezza non è cristiana»

«Il missionario non porta sé stesso, ma Gesù». A ribadirlo è stato il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui ha affermato che «l’affetto di un padre, la tenerezza di una madre, la dolce amicizia tra fratelli e sorelle, tutto questo, pur essendo molto buono e legittimo, non può essere anteposto a Cristo. Non perché Egli ci voglia senza cuore e privi di riconoscenza, anzi, al contrario, ma perché la condizione del discepolo esige un rapporto prioritario col maestro. Qualsiasi discepolo, sia un laico, una laica, un sacerdote, un vescovo: il rapporto prioritario». «Chi si lascia attrarre in questo vincolo di amore e di vita con il Signore Gesù, diventa un suo rappresentante, un suo ambasciatore, soprattutto con il modo di essere, di vivere», ha assicurato Francesco: «Bisogna che la gente possa percepire che per quel discepolo Gesù è veramente il Signore, è veramente il centro della sua vita, il tutto della vita. Non importa se poi, come ogni persona umana, ha i suoi limiti e anche i suoi sbagli – purché abbia l’umiltà di riconoscerli –; l’importante è che non abbia il cuore doppio – e questo è pericoloso». «Io sono cristiano, sono discepolo di Gesù, sono sacerdote, sono vescovo, ma ho il cuore doppio. No, questo non va», ha ammonito il Papa: «Non deve avere il cuore doppio, ma il cuore semplice, unito; che non tenga il piede in due scarpe, ma sia onesto con sé stesso e con gli altri. La doppiezza non è cristiana». «C’è una reciprocità anche nella missione», ha concluso Francesco: «Se tu lasci tutto per Gesù, la gente riconosce in te il Signore; ma nello stesso tempo ti aiuta a convertirti ogni giorno a Lui, a rinnovarti e purificarti dai compromessi e a superare le tentazioni. Quanto più un sacerdote è vicino al popolo di Dio, tanto più si sentirà prossimo a Gesù, e quanto più un sacerdote è vicino a Gesù, tanto più si sentirà prossimo al popolo di Dio».

«Faccio appello affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela». Queste la parole di Papa Francesco, al termine dell’Angelus, che con uno sguardo al prossimo 5 luglio, festa dell’indipendenza del Venezuela, ha assicurato la sua preghiera, ed ha recitato l’Ave Maria insieme ai fedeli in piazza, per quella che ha definito una «cara nazione». Francesco ha espresso anche la «sua vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro figli nelle manifestazioni di piazza».