Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, non far mancare sostegno e cure a malati di lebbra

“Esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono di questa malattia e auspico che non manchino loro il sostegno spirituale e l’assistenza sanitaria. È necessario lavorare insieme alla piena integrazione di queste persone, superando ogni discriminazione associata a un morbo che, purtroppo, colpisce ancora tanti, specialmente in contesti sociali più disagiati”. Così Papa Francesco subito dopo la recita dell’Angelus, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, ha ricordato la 69/ma Giornata mondiale per i malati  di lebbra.

Il Pontefice ha quindi ricordato che il primo febbraio: “in tutto l’Estremo Oriente, nonché in varie parti del mondo, si celebrerà il Capodanno Lunare. In questa circostanza, rivolgo il mio cordiale saluto ed esprimo l’augurio che nel Nuovo Anno tutti possano godere la pace, la salute e una vita serena e sicura. Com’è bello quando le famiglie trovano occasioni per radunarsi e vivere insieme momenti di amore e di gioia! Molte famiglie, purtroppo, non riusciranno quest’anno a riunirsi, a causa della pandemia. Spero che presto potremo superare la prova. Auspico, infine, che grazie alla buona volontà delle singole persone e alla solidarietà dei popoli, l’intera famiglia umana possa raggiungere con rinnovato dinamismo traguardi di prosperità materiale e spirituale”.

Poi il saluto ai salesiani e alle salesiane alla vigilia della festa di San Giovanni Bosco, che si celebra domani, “che tanto bene fanno nella Chiesa. Ho seguito la Messa celebrata nel santuario di Maria Ausiliatrice [a Torino] dal Rettore maggiore Ángel Fernández Artime, ho pregato con lui per tutti. Pensiamo a questo grande Santo, padre e maestro della gioventù. Non si è chiuso in sagrestia, non si è chiuso nelle sue cose. È uscito sulla strada a cercare i giovani, con quella creatività che è stata la sua caratteristica. Tanti auguri a tutti i salesiani e le salesiane!”

Infine ha salutato i pellegrini arrivati a Roma da tutto il mondo e in particolare si è rivolto “con affetto” ai ragazzi e alle ragazze dell’Azione cattolica della Diocesi di Roma! Sono qui in gruppo. Cari ragazzi, anche quest’anno, accompagnati dai genitori, dagli educatori e dai sacerdoti assistenti, siete venuti – un piccolo gruppo, per la pandemia – al termine della Carovana della Pace. Il vostro slogan è Ricuciamo la pace. Bello slogan! È importante! C’è tanto bisogno di “ricucire”, partendo dai nostri rapporti personali, fino alle relazioni tra gli Stati. Vi ringrazio! Andate avanti! E adesso liberate verso il cielo i vostri palloncini come segno di speranza… Ecco! È un segno di speranza che ci portano i ragazzi di Roma oggi, questa “carovana per la pace”.