Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, «non pensare secondo le categorie di amico-nemico». No a proselitismo e «concorrenza»

Non pensare «secondo le categorie di amico/nemico, noi/loro, chi è dentro/chi è fuori, mio/tuo», ma «andare oltre, aprire il cuore per poter riconoscere la sua presenza e l’azione di Dio anche in ambiti insoliti e imprevedibili e in persone che non fanno parte della nostra cerchia». È l’invito del Papa durante l’Angelus di ieri, in cui ha esortato in 30mila fedeli presenti in piazza San Pietro ad «essere attenti più alla genuinità del bene, del bello e del vero che viene compiuto, che non al nome e alla provenienza di chi lo compie». «Invece di giudicare gli altri, dobbiamo esaminare noi stessi, e tagliare senza compromessi tutto ciò che può scandalizzare le persone più deboli nella fede», il monito di Francesco, che è partito da un versetto del Vangelo di Marco, in cui Gesù dice: «Chi non è contro di noi è per noi». «Giovanni e gli altri discepoli manifestano un atteggiamento di chiusura davanti a un avvenimento che non rientra nei loro schemi, in questo caso l’azione, pur buona, di una persona esterna alla cerchia dei seguaci», ha spiegato il Papa: «Invece Gesù appare molto libero, pienamente aperto alla libertà dello Spirito di Dio, che nella sua azione non è limitato da alcun confine e da alcun recinto». «Gesù vuole educare i suoi discepoli, anche noi oggi, a questa libertà interiore», ha proseguito Francesco, esortando a «fare un po’ di esame di coscienza».

«L’atteggiamento dei discepoli di Gesù è molto umano, molto comune, e lo possiamo riscontrare nelle comunità cristiane di tutti i tempi, probabilmente anche in noi stessi», ha fatto notare il Papa: «In buona fede, anzi, con zelo, si vorrebbe proteggere l’autenticità di una certa esperienza, tutelando il fondatore o il leader dai falsi imitatori. Ma al tempo stesso c’è come il timore della ‘concorrenza’ – e questo è brutto: il timore della concorrenza -, che qualcuno possa sottrarre nuovi seguaci, e allora non si riesce ad apprezzare il bene che gli altri fanno: non va bene perché non è dei nostri, si dice». «È una forma di autoreferenzialità. Anzi, qui c’è la radice del proselitismo», il monito di Francesco: «E la Chiesa – diceva Papa Benedetto – non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, cioè cresce per la testimonianza data agli altri con la forza dello Spirito Santo».

«Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, colpita da un forte maremoto. Prego per i defunti – purtroppo numerosi -, per i feriti e per quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore li consoli e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando a portare soccorso». Sono le parole pronunciate dal Papa dopo l’Angelus di ieri, in cui ha ricordato la proclamazione, a Marsiglia, di un nuovo Beato, Jean-Baptiste Fouque, «sacerdote diocesano, che rimase vice-parroco per tutta la vita. Bell’esempio per gli arrampicatori!», ha esclamato Francesco: «Vissuto tra Otto e Novecento, promosse numerose opere assistenziali e sociali in favore di giovani, anziani, poveri e ammalati. L’esempio e l’intercessione di questo apostolo della carità ci sostengano nell’impegno di accoglienza e condivisione con le persone più deboli e svantaggiate. Un applauso al nuovo beato Jean-Baptiste!».