Vita Chiesa

Papa Francesco: Corpus Domini, antidoto a frenesia, ambizione, ingordigia, invidie e chiacchiere

Francesco ha spiegato «perché ci fa tanto bene il memoriale eucaristico: non è una memoria astratta, fredda e nozionistica, ma la memoria vivente e consolante dell’amore di Dio». «Nell’Eucaristia c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito», ha assicurato Francesco, rivolgendosi in particolare ai bambini e alle bambine che da poco hanno ricevuto la Prima Comunione: «Siete qui presenti numerosi». Così l’Eucaristia, ha concluso il Papa, «forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi. L’Eucaristia ci incoraggia: anche nel cammino più accidentato non siamo soli, il Signore non si scorda di noi e ogni volta che andiamo da Lui ci ristora con amore».

L’Eucaristia, infine, «ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo. L’Eucaristia non è un sacramento ‘per me’, è il sacramento di molti che formano un solo corpo, il santo popolo fedele di Dio. L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo ‘Dna spirituale’, la costruzione dell’unità». «Questo Pane di unità ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gloria di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti».

«Ricordare è essenziale per la fede, come l’acqua per una pianta: come non può restare in vita e dare frutto una pianta senza acqua, così la fede se non si disseta alla memoria di quanto il Signore ha fatto per noi», ha detto ancora il Papa, nell’omelia della Messa del Corpus Domini, incentrata su un verbo: «Ricordati». «La memoria è importante, perché ci permette di rimanere nell’amore, di ricordare, cioè di portare nel cuore, di non dimenticare chi ci ama e chi siamo chiamati ad amare», ha detto Francesco. «Eppure questa facoltà unica, che il Signore ci ha dato, è oggi piuttosto indebolita», la denuncia: «Nella frenesia in cui siamo immersi, tante persone e tanti fatti sembrano scivolarci addosso. Si gira pagina in fretta, voraci di novità ma poveri di ricordi. Così, bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie, nel flusso delle cose che succedono, senza andare in profondità, senza quello spessore che ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Allora la vita esteriore diventa frammentata, quella interiore inerte».