Vita Chiesa

Papa Francesco: «Crocifiggilo» è «la voce di chi manipola la realtà»

Il grido della folla, ha proseguito il Papa «è il grido che nasce nel passaggio dal fatto al resoconto, nasce dal resoconto. È la voce di chi manipola la realtà e crea una versione a proprio vantaggio e non ha problemi a ‘incastrare’ altri per cavarsela». Questo è un «falso» resoconto, ha ammonito il Papa: «Il grido di chi non ha scrupoli a cercare i mezzi per rafforzare sé stesso e mettere a tacere le voci dissonanti. È il grido che nasce dal ‘truccare’ la realtà e dipingerla in maniera tale che finisce per sfigurare il volto di Gesù e lo fa diventare un ‘malfattore’. È la voce di chi vuole difendere la propria posizione screditando specialmente chi non può difendersi. È il grido fabbricato dagli ‘intrighi’ dell’autosufficienza, dell’orgoglio e della superbia che proclama senza problemi: ‘Crocifiggilo, crocifiggilo!’». «E così alla fine si fa tacere la festa del popolo, si demolisce la speranza, si uccidono i sogni, si sopprime la gioia; così alla fine si blinda il cuore, si raffredda la carità», il monito di Francesco. «È il grido del ‘salva te stesso’ che vuole addormentare la solidarietà, spegnere gli ideali, rendere insensibile lo sguardo… Il grido che vuole cancellare la compassione, quel ‘patire con’, la compassione, che è la debolezza di Dio».

«Di fronte a tutte queste voci urlate – la proposta di Francesco – il miglior antidoto è guardare la croce di Cristo e lasciarci interpellare dal suo ultimo grido. Cristo è morto gridando il suo amore per ognuno di noi: per giovani e anziani, santi e peccatori, amore per quelli del suo tempo e per quelli del nostro tempo. Sulla sua croce siamo stati salvati affinché nessuno spenga la gioia del vangelo; perché nessuno, nella situazione in cui si trova, resti lontano dallo sguardo misericordioso del Padre. Guardare la croce significa lasciarsi interpellare nelle nostre priorità, scelte e azioni. Significa lasciar porre in discussione la nostra sensibilità verso chi sta passando o vivendo un momento di difficoltà».

«Fratelli e sorelle, che cosa vede il nostro cuore?», ha chiesto il Papa ai 50mila in piazza: «Gesù continua a essere motivo di gioia e lode nel nostro cuore oppure ci vergogniamo delle sue priorità verso i peccatori, gli ultimi, e i dimenticati?».

Nell’omelia il Papa ha parlato anche dei giovani, nella Giornata a loro dedicata a livello diocesano. «La gioia che Gesù suscita in voi è per alcuni motivo di fastidio e anche di irritazione, perché un giovane gioioso è difficile da manipolare», ha detto. E poi ha proseguito: «Far tacere i giovani è una tentazione che è sempre esistita. Gli stessi farisei se la prendono con Gesù e gli chiedono di calmarli e farli stare zitti». «Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili», la tesi del Papa: «Molti modi di anestetizzarli e addormentarli perché non facciano ‘rumore’, perché non si facciano domande e non si mettano in discussione. Ci sono molti modi di farli stare tranquilli perché non si coinvolgano e i loro sogni perdano quota e diventino fantasticherie rasoterra, meschine, tristi». «Cari giovani, sta a voi la decisione di gridare, sta a voi decidervi per l’Osanna della domenica così da non cadere nel ‘crocifiggilo! del venerdì… E sta a voi non restare zitti. Se gli altri tacciono, se noi anziani e responsabili – tante volte corrotti – stiamo zitti, se il mondo tace e perde la gioia, vi domando: voi griderete? Per favore, decidetevi prima che gridino le pietre».

Al termine della Messa, prima della benedizione finale, sono state consegnate al Papa, da un giovane di Panama, le conclusioni della Riunione pre-sinodale in preparazione alla XV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in programma per l’ottobre 2018, sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».