Vita Chiesa

Papa Francesco: Dio preferisce una preghiera arrabbiata al moralismo ipocrita e freddo

Nel discorso in lingua italiana, il Pontefice, continuando il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, ha incentrato la sua riflessione sul tema: Giobbe. La prova della fede, la benedizione dell’attesa (Lettura: Gb 42,1-6.12.16). “Siamo stati impressionati dal loro grido, ma spesso siamo anche rimasti ammirati di fronte alla fermezza della loro fede e del loro amore. Penso ai genitori di bambini con gravi disabilità, o a chi vive un’infermità permanente o al familiare che sta accanto – ha osservato il Papa -. Situazioni spesso aggravate dalla scarsità di risorse economiche. In certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo. È quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con la guerra in Ucraina”.Ritornando al “silenzio” di Dio, nel primo momento del dramma di Giobbe, il Pontefice ha spiegato che “significa questo”. “Dio non si sottrarrà al confronto, ma all’inizio lascia a Giobbe lo sfogo della sua protesta. Forse, a volte, dovremmo imparare da Dio questo rispetto e questa tenerezza”. Quindi, l’attenzione sulla “professione di fede di Giobbe”: “Questa testimonianza è particolarmente credibile se la vecchiaia se ne fa carico, nella sua progressiva fragilità e perdita. I vecchi ne hanno viste tante! E hanno visto anche l’inconsistenza delle promesse degli uomini. Uomini di legge, uomini di scienza, uomini di religione persino, che confondono il persecutore con la vittima, imputando a questa la responsabilità piena del proprio dolore”. Infine, dal Papa l’incoraggiamento a seguire i “vecchi” che “trovano la strada di questa testimonianza, che converte il risentimento per la perdita nella tenacia per l’attesa della promessa di Dio”: “Sono un presidio insostituibile per la comunità nell’affrontare l’eccesso del male”.