Vita Chiesa

Papa Francesco-Justin Welby, dichiarazione congiunta: ordinazione delle donne e sessualità «seri ostacoli» a unità

Nel testo (testo integrale) si ricorda lo «storico incontro» tra Papa Paolo VI e l’arcivescovo Michael Ramsey che ha dato luogo ad una «nuova prospettiva di mutuo rispetto e carità», ma anche i «seri ostacoli» che cinquant’anni fa «ostacolavano la via del ristabilimento di una condivisione completa della fede e della vita sacramentale fra di noi». «Nuove circostanze hanno apportato nuovi disaccordi tra di noi», si legge nel documento, e «dietro queste divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio dell’autorità nella nostra piena unità». «Mentre, come i nostri predecessori, anche noi non vediamo ancora soluzioni degli ostacoli dinanzi a noi, non siamo scoraggiati», prosegue la dichiarazione: «Le divergenze non possono impedirci di riconoscerci reciprocamente fratelli e sorelle in Cristo in ragione del nostro comune battesimo».

Le «divergenze non devono portarci a diminuire i nostri sforzi ecumenici», si legge nella Dichiarazione comune. L’unità è «un imperativo per i suoi discepoli oggi», una delle constatazioni di fondo della Dichiarazione: «Non solo possiamo pregare insieme, ma dobbiamo pregare insieme, per superare ogni peccato e divisione». Di qui la necessità di «non trascurare o sottovalutare questa comunione certa, sebbene imperfetta, che già condividiamo». «Più ampie e profonde delle nostre divergenze», infatti, è «il vivo desiderio di unità»: «La nostra capacità di riunirci nella lode  e nella preghiera a Dio e di testimoniare al mondo poggia sulla fiducia che condividiamo una fede comune e in misura sostanziale un accordo nella fede». «Il mondo deve vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in Gesù», l’auspicio.

«Il mondo deve vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in Gesù». È la parte centrale della Dichiarazione comune (testo integrale).  «Possiamo e dobbiamo lavorare insieme per proteggere e preservare la nostra casa comune», l’invito: «Vivendo, istruendo e agendo in modo da favorire una rapida fine della distruzione ambientale, che offende il Creatore e degrada le sue creature, e generando modelli di comportamento individuali e sociali che promuovano uno sviluppo sostenibile e integrale per il bene di tutti». «Possiamo, e dobbiamo, essere uniti nella causa comune di sostenere e difendere la dignità di tutti gli uomini», l’altro imperativo: «La persona umana è declassata dal peccato personale e sociale. In una cultura dell’indifferenza, muri di estraneazione ci isolano dagli altri, dalle loro lotte e dalle loro sofferenze, che anche molti nostri fratelli e sorelle in Cristo oggi patiscono. In una cultura dello spreco, le vite dei più vulnerabili nella società sono spesso marginalizzate e scartate. In una cultura dell’odio, assistiamo a indicibili atti di violenza, spesso giustificati da una comprensione distorta del credo religioso». «La nostra fede cristiana – si ricorda nel documento – ci porta a riconoscere l’inestimabile valore di ogni vita umana e ad onorarla attraverso opere di misericordia, offrendo istruzione, cure sanitarie, cibo, acqua pulita e rifugio, sempre cercando di risolvere i conflitti e di costruire la pace. In quanto discepoli di Cristo riteniamo la persona umana sacra e in quanto apostoli di Cristo dobbiamo essere i suoi avvocati». «Portar sollievo nella sofferenza, pace dove c’è conflitto, dignità dov’è negata e calpestata», il compito comune additato a cattolici e anglicani.

Il Papa era arrivato una decina di minuti prima delle 18, con un po’ di anticipo sulla tabella di marcia, nella chiesa di San Gregorio al Celio, per  la celebrazione dei vespri, con la partecipazione dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Presenti anche i monaci camaldolesi della basilica, oltre ai 36 vescovi anglicani. L’occasione del rito di oggi è la commemorazione del 50° anniversario dell’incontro tra il beato Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey e dell’istituzione del Centro Anglicano di Roma.