Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa Giornata pace: «Un oceano di misericordia inonda il mondo»

«Non è alla geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo», ha spiegato il Papa, nella prima Messa celebrata nel 2016, per la Giornata mondiale della pace. «Che cosa significa che Gesù nacque nella pienezza del tempo?», si è chiesto Francesco sulla scorta di san Paolo. «Se il nostro sguardo si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi», la risposta: «Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà». «Per i contemporanei di Gesù, quindi, quello non era certamente il tempo migliore», il commento del Papa, per spiegare come «non è alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo». Serve «un’altra interpretazione, che comprenda la pienezza a partire da Dio»: «Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di adempiere la promessa fatta, allora per l’umanità si realizza la pienezza del tempo».

«Non è la storia che decide della nascita di Cristo: è la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza». Nell’omelia il Papa – citando la lettera agli Ebrei – ha ricordato come «dalla nascita del Figlio di Dio inizia il computo di una nuova era, quella che vede il compimento della promessa antica». «La pienezza del tempo è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia», ha affermato Francesco: «Ora possiamo vedere la sua gloria che risplende nella povertà di una stalla, ed essere incoraggiati e sostenuti dal suo Verbo fattosi piccolo in un bambino. Grazie a Lui, il nostro tempo può trovare la sua pienezza». «Anche il nostro tempo personale troverà la pienezza nell’incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo», ha aggiunto il Papa a braccio.

Il «mistero» del Natale «sempre contrasta con la drammatica esperienza storica». Il Papa ha quindi messo l’accento su questa contraddizione e ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme: «Ogni giorno, mentre vorremmo essere sostenuti dai segni della presenza di Dio, dobbiamo riscontrare segni opposti, negativi, che lo fanno piuttosto sentire come assente. La pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità». «A volte ci domandiamo», ha proseguito Francesco: «Come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti?». E ancora: «Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali?».

«Un fiume di miseria, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo. Eppure, questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo». È il passo centrale dell’omelia del Papa, che riferendosi al tema della Giornata della pace, «Vinci l’’indifferenza e conquista la pace», dalla basilica di San Pietro, all’inizio di questo 2016, ha lanciato un forte appello: «Siamo chiamati tutti ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione». «La grazia di Cristo, che porta a compimento l’attesa di salvezza – il suo auspicio – ci spinge a diventare suoi cooperatori nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove ogni persona e ogni creatura possa vivere in pace, nell’armonia della creazione originaria di Dio».

«Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative», ha assicurato il Papa, che nella parte finale dell’omelia di inizio d’anno ha additato «la divina maternità di Maria quale icona di pace». «La promessa antica si compie nella sua persona», ha proseguito, ricordando che Maria «ha creduto alle parole dell’Angelo, ha concepito il Figlio, è diventata Madre del Signore. Attraverso di lei, attraverso il suo sì, è giunta la pienezza del tempo». Maria, in sintesi, «come vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento». È lei, per il Papa, che «oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero».