Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa a Sacrofano: Cristo ci liberi dalla paura di incontrarlo nei poveri e nei migranti

«Di fronte alle cattiverie e alle brutture del nostro tempo, anche noi, come il popolo d’Israele, siamo tentati di abbandonare il nostro sogno di libertà. Proviamo legittima paura di fronte a situazioni che ci sembrano senza via d’uscita». Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata questo pomeriggio a Sacrofano, per l’apertura del Meeting «Liberi dalla paura», promosso e organizzato dalla Fondazione Migrantes della Cei, dalla Caritas Italiana e dal Centro Astalli, dal 15 al 17 febbraio. «E non bastano le parole umane di un condottiero o di un profeta a rassicurarci, quando non riusciamo a sentire la presenza di Dio e non siamo capaci di abbandonarci alla sua provvidenza», le parole a commento del brano dell’Esodo che racconta il passaggio del popolo di Israele attraverso il Mar Rosso: «Così, ci chiudiamo in noi stessi, nelle nostre fragili sicurezze umane, nel circolo delle persone amate, nella nostra routine rassicurante. E alla fine rinunciamo al viaggio verso la Terra promessa per tornare alla schiavitù dell’Egitto».

Dopo l’invito di Mosè a «non avere paura», ha ricordato Francesco, «il lungo viaggio attraverso il deserto, necessario per giungere alla Terra promessa, comincia con questa prima grande prova. Israele è chiamato a guardare oltre le avversità del momento, a superare la paura e riporre piena fiducia nell’azione salvifica e misteriosa del Signore». Analogo invito è quello rivolto da Gesù ai discepoli, quando – come si legge nel Vangelo di Matteo – «restano turbati e gridano per la paura alla vista del Maestro che cammina sulle acque, pensando che sia un fantasma. Sulla barca agitata dal forte vento, essi non sono capaci di riconoscere Gesù; ma Lui li rassicura: ‘Coraggio, sono io, non abbiate paura!’. Pietro, con un misto di diffidenza ed entusiasmo, chiede a Gesù una prova: ‘Comandami di venire verso di te sulle acque’. Gesù lo chiama. Pietro fa qualche passo, ma poi la violenza del vento lo impaurisce di nuovo e comincia ad affondare. Mentre lo afferra per salvarlo, il Maestro lo rimprovera: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’». «Attraverso questi episodi biblici, il Signore parla oggi a noi e ci chiede di lasciare che Lui ci liberi dalle nostre paure», il commento del Papa.

«La paura è l’origine della schiavitù», ha detto, a braccio, il Papa. «Gli israeliti – ha proseguito sempre fuori testo – preferiscono diventare schiavi per la paura». «La paura – ha aggiunto ancora fuori testo – è anche l’origine di ogni dittatura, perché sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori».

Il «ripiegamento su sé stessi, segno di sconfitta, accresce il nostro timore verso gli altri, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri». Ne è convinto il Papa, che  si è riferito all’attualità: «E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, sicurezza e un futuro migliore», le sue parole. «Il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro», ha ammesso Francesco citando il messaggio scritto l’anno scorso, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: «Non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così, spesso, rinunciamo all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci». «Rinunciare a un incontro non è umano!», il monito a braccio. «Siamo chiamati invece a superare la paura per aprirci all’incontro», l’invito del Papa: «E per fare questo non bastano giustificazioni razionali e calcoli statistici». «Mosè dice al popolo di fronte al Mar Rosso, con un nemico agguerrito che lo incalza alle spalle: ‘Non abbiate paura’, perché il Signore non abbandona il suo popolo, ma agisce misteriosamente nella storia per realizzare il suo piano di salvezza», la citazione dell’episodio biblico con cui ha cominciato l’omelia.

«L’incontro con l’altro è anche incontro con Cristo». A ricordarlo è stato il Papa, nell’omelia della Messa celebrata questo pomeriggio a Sacrofano, per l’apertura del Meeting «Liberi dalla paura». «È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato e carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito», ha ribadito Francesco: «E se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: ‘In verità io vi dico: tutto quello a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’». Suona nello stesso modo anche l’incoraggiamento di Gesù ai suoi discepoli: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». «È davvero Lui, anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo», ha assicurato il Papa: «Coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua…». «Anche noi, come Pietro, potremmo essere tentati di mettere Gesù alla prova, di chiedergli un segno», l’analisi di Francesco: «E magari, dopo qualche passo titubante verso di Lui, rimanere nuovamente vittime delle nostre paure. Ma il Signore non ci abbandona! Anche se siamo uomini e donne ‘di poca fede’, Cristo continua a tendere la sua mano per salvarci e permettere l’incontro con Lui, un incontro che ci salva e ci restituisce la gioia di essere suoi discepoli». «Se questa è una valida chiave di lettura della nostra storia di oggi – ha concluso il Papa – allora dovremmo cominciare a ringraziare chi ci dà l’occasione di questo incontro, ossia gli altri che bussano alle nostre porte, offrendoci la possibilità di superare le nostre paure per incontrare, accogliere e assistere Gesù in persona».

«Per i pastori della Chiesa, perché sappiano formare tutti i battezzati all’accoglienza verso i migranti e i rifugiati». È la prima delle intenzioni di preghiera preparate dalla Fondazione Migrantes della Cei, dalla Caritas italiana e dal Centro Astalli, per la Messa celebrata questo pomeriggio dal Papa a Sacrofano, a cui hanno partecipato oltre 500 persone. «Per i responsabili delle nazioni, perché si impegnino a diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace, per fermare ogni spargimento di sangue», continuano le preghiere dei fedeli, alcune delle quali sono state lette da migranti: «Per tutti i cristiani, perché reagiscano al male secondo il Vangelo e sappiano promuovere il rispetto, il dialogo e soprattutto il perdono. Per coloro che praticano ogni forma di violenza, perché il Padre tocchi il loro cuore e possano comprendere che spargere sangue e terrore produce solo disperazione e sofferenza».

«Volevo ringraziarvi per quello che fate. È un piccolo passo, ma un piccolo passo fa il grande cammino della storia». Con queste parole, pronunciate a braccio al termine della Messa, il Papa si è congedato da Sacrofano. È cominciata, così, ufficialmente la «tre giorni» che – fino al 17 febbraio – riunisce parrocchie, associazioni, famiglie ospitanti, volontari e altre realtà impegnate a vario titolo nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti. Al termine del Meeting, verrà diffuso un messaggio al Paese.