Vita Chiesa

Papa Francesco: Messa ai seminaristi, «Gioia della consolazione, croce e preghiera»

Rispetto al primo punto, il Pontefice ha sottolineato: “Ogni cristiano, soprattutto noi, siamo chiamati a portare questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti”. Ma, ha avvertito, “ne possiamo essere portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati da Lui, di essere amati da Lui. Questo è importante perché la nostra missione sia feconda: sentire la consolazione di Dio e trasmetterla!”. A braccio ha proseguito: “Io ho trovato alcune volte persone consacrate che hanno paura della consolazione di Dio, poveri poveri, si addormentano perché hanno paura di questa tenerezza di Dio, ma non abbiate paura. Il Signore è il Signore della consolazione, della tenerezza, è Padre, dice che farà con noi come una mamma con il suo bambino”. La gente oggi “ha bisogno certamente di parole, ma soprattutto ha bisogno che noi testimoniamo la misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene. La gioia di portare la consolazione di Dio!”.

Il secondo punto di riferimento della missione è “la croce di Cristo”. Richiamando la seconda Lettura, il Santo Padre ha evidenziato che “nel suo ministero Paolo ha sperimentato la sofferenza, la debolezza e la sconfitta, ma anche la gioia e la consolazione”. Questo è “il mistero pasquale di Gesù: mistero di morte e di risurrezione”. Ed è “proprio l’essersi lasciato conformare alla morte di Gesù che ha fatto partecipare san Paolo alla sua risurrezione, alla sua vittoria. Nell’ora del buio e della prova è già presente e operante l’alba della luce e della salvezza”. In realtà, ha dichiarato Francesco, “il mistero pasquale è il cuore palpitante della missione della Chiesa! E se rimaniamo dentro questo mistero noi siamo al riparo sia da una visione mondana e trionfalistica della missione, sia dallo scoraggiamento che può nascere di fronte alle prove e agli insuccessi”. Infatti, “la fecondità dell’annuncio del Vangelo non è data né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore. È la Croce – sempre Croce con Cristo, perché a volte ci offrono la croce senza Cristo, quella non va – che garantisce la fecondità della nostra missione. Ed è dalla Croce, supremo atto di misericordia e di amore, che si rinasce come ‘nuova creatura’”.

Il terzo elemento è “la preghiera”. Ricordando che nel Vangelo abbiamo ascoltato “Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”, il Papa ha chiarito: “Gli operai per la messe non sono scelti attraverso campagne pubblicitarie o appelli al servizio e alla generosità, ma sono ‘scelti’ e ‘mandati’ da Dio. È Lui che sceglie, che manda, che dà la missione”. Per questo “è importante la preghiera. La Chiesa, ci ha ripetuto Benedetto XVI, non è nostra, ma è di Dio”. E, ha aggiunto a braccio, “quante volte noi, i consacrati, pensiamo che sia nostra, ma non è nostra, è di Dio. Il campo da coltivare è suo. La missione allora è soprattutto grazia. E se l’apostolo è frutto della preghiera, in essa troverà la luce e la forza per la sua azione”. La nostra missione, infatti, “non è feconda, anzi si spegne nel momento stesso in cui si interrompe il collegamento con la sorgente, con il Signore”. Rivolgendosi ai seminaristi, alle novizie e ai novizi, ai giovani in cammino vocazionale, il Pontefice ha voluto ricordare quanto gli ha detto uno di loro l’altro giorno: “L’evangelizzazione si fa in ginocchio”. Di qui l’invito: “Siate sempre uomini e donne di preghiera! Senza il rapporto costante con Dio la missione diventa mestiere. Il rischio dell’attivismo, di confidare troppo nelle strutture, è sempre in agguato”.

Il Santo Padre ha invitato a prendere il Signore come modello: “Se guardiamo a Gesù, vediamo che alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, si raccoglieva in preghiera intensa e prolungata. Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli impegni più urgenti e pressanti. E più la missione vi chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore”. Qui sta “il segreto della fecondità pastorale, della fecondità di un discepolo del Signore!”. Non a caso “Gesù manda i suoi senza ‘borsa, né sacca, né sandali’. La diffusione del Vangelo non è assicurata né dal numero delle persone, né dal prestigio dell’istituzione, né dalla quantità di risorse disponibili”. Quello che conta è “essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, e innestare la propria vita nell’albero della vita, che è la croce del Signore”. “Con grande fiducia vi affido all’intercessione di Maria Santissima – ha concluso il Papa -. Lei è la Madre che ci aiuta a prendere le decisioni definitive con libertà, senza paura. Lei vi aiuti a testimoniare la gioia della consolazione di Dio, senza avere paura della gioia, a conformarvi alla logica di amore della Croce, a crescere in un’unione sempre più intensa con il Signore nella preghiera. Così la vostra vita sarà ricca e feconda!”.