Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa delle Ceneri: “Quaresima è discernere dove è orientato il cuore”

 “Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io?”, l’invito di Francesco: “Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore ‘ballerino’, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalla falsità che lo incatena?”. “La Quaresima è un viaggio di ritorno a Dio”, ha esordito il Papa: “Quante volte, indaffarati o indifferenti, gli abbiamo detto: ‘Signore, verrò da Te dopo, aspetta… Oggi non posso, ma domani comincerò a pregare e a fare qualcosa per gli altri’”. “E così un giorno dopo l’altro”, ha aggiunto a braccio. “Nella vita avremo sempre cose da fare e scuse da presentare, ma ora è tempo di ritornare a Dio”, l’appello: “Ritornate a me, dice, con tutto il cuore. La Quaresima è un viaggio che coinvolge tutta la nostra vita, tutto noi stessi. È il tempo per verificare le strade che stiamo percorrendo, per ritrovare la via che ci riporta a casa, per riscoprire il legame fondamentale con Dio, da cui tutto dipende”.

“Tutti abbiamo delle malattie spirituali, da soli non possiamo guarirle; tutti abbiamo dei vizi radicati, da soli non possiamo estirparli; tutti abbiamo delle paure che ci paralizzano, da soli non possiamo sconfiggerle”. È il monito del Papa, che nell’omelia della Messa delle Ceneri – presieduta nella basilica di San Pietro – ha esortato ad “imitare quel lebbroso, che tornò da Gesù e si buttò ai suoi piedi”. “Ci serve la guarigione di Gesù”, la tesi di Francesco: “Serve mettergli davanti le nostre ferite e dirgli: ‘Gesù, sono qui davanti a Te, con il mio peccato, con le mie miserie. Tu sei il medico, Tu puoi liberarmi. Guarisci il mio cuore’”. “Il viaggio della Quaresima è un esodo dalla schiavitù alla libertà”, ha ricordato il Papa: “Sono quaranta giorni che ricordano i quarant’anni in cui il popolo di Dio viaggiò nel deserto per tornare alla terra di origine. Ma quanto fu difficile lasciare l’Egitto! Sempre, durante il cammino, c’era la tentazione di rimpiangerne le cipolle, di tornare indietro, di legarsi ai ricordi del passato, a qualche idolo”. “Anche per noi è così”, ha commentato Francesco: “Il viaggio di ritorno a Dio è ostacolato dai nostri malsani attaccamenti, è trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza”. “Per camminare bisogna smascherare queste illusioni”, la ricetta del Papa: “Guardiamo al figlio prodigo e capiamo che pure per noi è tempo di ritornare al Padre. Come quel figlio, anche noi abbiamo dimenticato il profumo di casa, abbiamo dilapidato beni preziosi per cose da poco e siamo rimasti con le mani vuote e il cuore scontento. Siamo caduti: siamo figli che cadono in continuazione, siamo come bimbi piccoli che provano a camminare ma vanno in terra, e hanno bisogno di essere rialzati ogni volta dal papà. È il perdono del Padre che ci rimette sempre in piedi: il perdono di Dio, la Confessione, è il primo passo del nostro viaggio di ritorno”. “Mi raccomando ai confessori, siate come il Padre: non con la frusta, con l’abbraccio”, l’aggiunta a braccio: “Poi abbiamo bisogno di ritornare a Gesù, di fare come quel lebbroso risanato che tornò a ringraziarlo. In dieci erano stati guariti, ma lui solo fu anche salvato, perché era tornato da Gesù”.

“Non possiamo vivere inseguendo la polvere, andando dietro a cose che oggi ci sono e domani svaniscono”. Lo ha detto il Papa, nella parte finale dell’omelia della Messa delle Ceneri, presieduta nella basilica di San Pietro. “Torniamo allo Spirito, datore di vita, al fuoco che fa risorgere le nostre ceneri”, l’invito: “A quel fuoco che ci insegna ad amare. Ritorniamo a pregare lo Spirito Santo, riscopriamo il fuoco della lode, che brucia le ceneri del lamento e della rassegnazione”. “Questo nostro viaggio di ritorno a Dio è possibile solo perché c’è stato il suo viaggio di andata verso di noi”, ha spiegato il Papa: “Al contrario non sarebbe stato possibile. Prima che noi andassimo da Lui, Lui è sceso verso di noi. Ci ha preceduti, ci è venuto incontro. Per noi è sceso più in basso di quanto potevamo immaginare: si è fatto peccato, si è fatto morte. Per non lasciarci soli e accompagnarci nel cammino è sceso dentro al nostro peccato e alla nostra morte. Ha toccato il peccato, ha toccato la polvere nostra. Il nostro viaggio, allora, è un lasciarci prendere per mano. Il Padre che ci chiama a tornare è Colui che esce di casa per venirci a cercare; il Signore che ci guarisce è Colui che si è lasciato ferire in croce; lo Spirito che ci fa cambiare vita è Colui che soffia con forza e dolcezza sulla nostra polvere. Ecco allora la supplica dell’apostolo: ‘Lasciatevi riconciliare con Dio’”. “Il cammino non si basa sulle nostre forze”, il monito del Papa: “Nessuno può riconciliarsi con Dio con le proprie forze. La conversione del cuore, con i gesti e le pratiche che la esprimono, è possibile solo se parte dal primato dell’azione di Dio”.