Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa: per camminare nella vita cristiana accusare se stessi, non gli altri

«Noi siamo tanto abituati a dire: ‘Sono un peccatore’» – rileva il Papa, secondo quanto riferisce Vatican News – ma nello stesso modo in cui diciamo: «io sono umano» o «io sono cittadino italiano». Accusare se stessi è invece sentire la propria miseria: «sentirsi miserabili», miseri, davanti al Signore. Si tratta di sentire vergogna. Ed è qualcosa che non si fa a parole ma con il cuore, cioè è un’esperienza concreta come quando Pietro dice a Gesù di allontanarsi da lui peccatore: «si sentiva un peccatore davvero» e poi si sentì salvato. La salvezza che «ci porta Gesù» ha bisogno di questa confessione sincera perché «non è una cosa cosmetica», che ti cambia un po’ la faccia con «due pennellate»: trasforma ma, perché entri, bisogna farle posto con la confessione sincera dei propri peccati, così si sperimenta lo stupore di Pietro. Il primo passo della conversione è quindi quello di accusare se stessi con vergogna e provare lo stupore di sentirsi salvati.

«Dobbiamo convertirci», «dobbiamo fare penitenza», ha esortato il Papa invitando a riflettere sulla tentazione di accusare gli altri: «C’è gente che vive sparlando degli altri, accusando gli altri e mai pensa a se stesso e quando vado a confessarmi come mi confesso, come i pappagalli? ‘Bla, bla, bla… Ho fatto questo, questo…’. Ma il cuore ti tocca quello che hai fatto? Tante volte, no. Tu vai lì a fare la cosmetica, a truccarti un po’ per uscire bello. Ma non è entrato nel tuo cuore completamente, perché tu non hai lasciato posto, perché non sei stato capace di accusare te stesso».

Il primo passo è dunque una grazia: quella che ognuno impari ad accusare se stesso e non gli altri». «Un segnale che una persona non sa, che un cristiano non sa accusare se stesso è quando è abituato ad accusare gli altri, a sparlare degli altri, a mettere il naso nella vita altrui. È ciò un brutto segnale. Io faccio questo? È una bella domanda per arrivare al cuore. Chiediamo oggi al Signore la grazia, la grazia di trovarci davanti a Lui con questo stupore che dà la sua presenza e la grazia di sentirci peccatori, ma concreti e dire come Pietro: ‘Allontanati da me perché sono un peccatore’».