Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa per i senza dimora, «non accorgersi di Lazzaro è voltare la faccia a Dio»

«Tra le tante voci che si sentono, il Signore invita a distinguere ciò che viene da Lui e ciò che viene dallo spirito falso», ha proseguito Francesco, secondo il quale «è importante distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure». «Dove cerco io la mia sicurezza? Nel Signore o in altre sicurezze che non piacciono a Dio? Dov’è diretta la mia vita, dove punta il mio cuore? Verso il Signore della vita o verso cose che passano e non saziano?», le domande rivolte ai presenti sulla scorta del brano del Vangelo di Luca, che narra di quando  «Gesù si trova a Gerusalemme, per l’ultima e più importante pagina della sua vita terrena: la sua morte e risurrezione». «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra», le sue parole, alle quali aggiunge che «non mancheranno conflitti, carestie, sconvolgimenti nella terra e nel cielo». «Gesù non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa», ha spiegato il Papa: «Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono».

Le ricchezze che non svaniscono. «Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietà preziosa, che siamo noi», ha assicurato il Papa, nell’omelia. «Quasi tutto in questo mondo passa, come l’acqua che scorre via; ma ci sono realtà preziose che rimangono, come una pietra preziosa in un setaccio», ha detto Francesco: «Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri». «Eppure proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose», la denuncia di Francesco: «La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali». «Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato!», ha esclamato Francesco, che ha ripetuto per due volte: «E’ voltare la faccia a Dio. È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti».

Purificare la vista. «Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella». Con queste parole il Papa ha introdotto la parte finale dell’omelia. «Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani», il suo invito: «Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con certezza che la carità non avrà mai fine. Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati, quella che non passerà e che ci attende in comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerà per sempre e senza fine. E apriamo gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al Lazzaro che giace davanti alla nostra porta». «Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa», ha affermato Francesco: «Che il Signore ci liberi dal rivolgerla verso di noi. Ci distolga dagli orpelli che distraggono, dagli interessi e dai privilegi, dagli attaccamenti al potere e alla gloria, dalla seduzione dello spirito del mondo». «La nostra Madre Chiesa – ha detto il Papa citando Paolo VI – guarda in particolare a quella parte dell’umanità che soffre e piange, perché sa che queste persone le appartengono per diritto evangelico». «Per diritto, e anche per dovere evangelico, perché è nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri», ha commentato Francesco. «Vorrei che oggi fosse la giornata dei poveri», la sua proposta alla fine dell’ultimo evento del giubileo, prima della Messa di chiusura di domenica prossima: «Ce lo ricorda bene un’antica tradizione, riguardante il santo martire romano Lorenzo. Egli, prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuì i beni della comunità ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa. Ci conceda il Signore di guardare senza paura a ciò che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori».