Vita Chiesa

Papa Francesco: Motu proprio sula trasparenza degli appalti per il Vaticano

L’intenzione manifestata dal Pontefice è quella di “fissare i principi generali e delineare una procedura unica in materia, attraverso un corpus normativo valido per i diversi Enti della Curia Romana, per le Istituzioni amministrativamente collegate alla Santa Sede, per il Governatorato dello Stato, nonché per le altre persone giuridiche canoniche pubbliche specificatamente individuate”. Segnalando comunque che “questa disciplina contempla quelle necessarie differenze tra la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano”, Papa Francesco sostiene che “la promozione di un apporto concorrente e leale di operatori economici, unito alla trasparenza e al controllo delle procedure di aggiudicazione dei contratti, consentirà una migliore gestione delle risorse che la Santa Sede amministra per conseguire i fini che della Chiesa sono propri, garantendo agli stessi operatori parità di trattamento e possibilità di partecipazione mediante un apposito Albo degli operatori economici e specifiche procedure”. Nella lettera viene esplicitata una ulteriore intenzione del Papa: “L’operatività dell’intero sistema costituirà, inoltre, ostacolo a intese limitative e consentirà di ridurre in modo notevole il pericolo di corruzione di quanti sono chiamati alla responsabilità di governo e di gestione degli Enti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”. Disposta una regolamentazione per le controversie: “A questa normativa, di carattere sostanziale, si accompagna una normativa processuale, volta a garantire il ricorso alla tutela giurisdizionale in caso di controversie circa le procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici o in relazione ai provvedimenti di iscrizione o di cancellazione dall’Albo degli operatori economici”.

“Un codice unico, che supera la regolamentazione attualmente in vigore presso alcune singole realtà e si applica ora a tutti gli enti riferibili alla Santa Sede e allo Stato della Città del Vaticano”. Lo evidenzia la Sala Stampa della Santa Sede. “Il documento è il frutto di un lavoro sinergico coordinato dalla Segreteria di Stato, tra i vari enti della Curia Romana, tra cui il Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano”. Nel comunicato la Sala stampa rileva anche che “la normativa si inscrive nella più avanzata legislazione internazionale in materia”. “Principio ispiratore del nuovo testo è la diligenza del buon padre di famiglia, che desidera una gestione efficace ed etica delle proprie risorse, che favorisca al contempo la trasparenza, il controllo e un equo trattamento di reale concorrenza tra quanti desiderano stabilire un rapporto economico con gli enti interessati”.

“Una nuova importante manifestazione della volontà di Papa Francesco, e dunque della Santa Sede, di essere parte attiva della Comunità internazionale, anche condividendone e recependone le regole che hanno ispirato in questi anni importanti riforme in vari campi dell’ordinamento giuridico vaticano”. Così il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone, nel suo commento sulla nuova legge. Tre i fini del “codice degli appalti” sottolineati da Pignatone e “indicati con chiarezza dalla lettera apostolica che la accompagna”. Anzitutto, la volontà di “realizzare notevoli economie di spesa come risultato di una più ampia e corretta concorrenza tra gli operatori economici interessati che potranno iscriversi in un apposito Albo”. Poi, “una efficiente gestione delle risorse”. E, infine, “un rinnovato, deciso impegno contro il rischio di corruzione”. “Per conseguire questi obiettivi vengono recepite le migliori regole e le migliori pratiche elaborate dalla Comunità internazionale – sottolinea Pignatone -, fondate sui principi di trasparenza e di favore per la concorrenza”.Il presidente del Tribunale vaticano indica anche “l’articolato sistema di controlli, anche informatici” previsto. “Naturalmente anche la nuova legge deve rispecchiare i principi propri dell’ordinamento vaticano e quindi l’articolo 81 prevede che tutti i contratti siano disciplinati dal Diritto canonico con un rinvio, per quanto non regolato espressamente, alle leggi dello Stato vaticano”. Dal momento che “l’introduzione di nuovi diritti e nuovi obblighi richiede naturalmente che vi sia un giudice che ne possa assicurare l’osservanza e che regoli i conflitti tra le parti”. Una competenza che “è stata attribuita al Tribunale dello Stato in primo grado, con possibilità di proporre impugnazione alla Corte di Appello”. Prevista, infine, la possibilità di un provvedimento cautelare di sospensione degli atti impugnati, ma “sono dettati tempi assai brevi per evitare il pericolo di ritardi o addirittura di un blocco nell’esecuzione del contratto”. “L’attribuzione di questa nuova competenza è una nuova manifestazione di fiducia da parte del Santo Padre nei giudici vaticani”.