Vita Chiesa

Papa Francesco: Quaresima sia potatura di falsità, mondanità, indifferenza

Con il Papa, all’altare della cattedra, hanno concelebrato cardinali, vescovi e oltre 700 Missionari – sugli oltre mille in tutto il mondo – che al termine della Messa hanno poi ricevuto il «mandato», unito alla facoltà di assolvere anche i peccati riservati alla Sede apostolica.

A dominare i colori dei camici bianchi, donati dal Papa agli speciali «ambasciatori» del Giubileo, una sorta di inviati speciali in tutto il mondo, e il viola delle stole tipico del tempo liturgico della Quaresima. Lungo la navata centrale della basilica, sono sfilati i concelebranti: i cardinali, i vescovi e gli oltre 700 Missionari presenti a Roma, degli oltre mille provenienti dai cinque continenti, tutti scelti personalmente dal Papa. Davanti all’Altare della Confessione, le due teche con le spoglie dei due grandi confessori designati da Francesco  a simbolo del Giubileo: san Pio da Pietrelcina e san Leopoldo Mandic. Ad imporre le ceneri al Papa è stato il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica vaticana.

Lasciarsi riconciliare. «La Parola di Dio, all’inizio del cammino quaresimale, rivolge alla Chiesa e a ciascuno di noi due inviti», ha esordito Francesco: il primo è quello di san Paolo, «lasciatevi riconciliare con Dio». «Non è semplicemente un buon consiglio paterno e nemmeno soltanto un suggerimento, è una vera e propria supplica a nome di Cristo», ha puntualizzato il Papa, che si è chiesto: «Perché un appello così solenne e accorato?». «Perché Cristo – la risposta – sa quanto siamo fragili e peccatori, conosce la debolezza del nostro cuore; lo vede ferito dal male che abbiamo commesso e subìto; sa quanto bisogno abbiamo di perdono, sa che ci occorre sentirci amati per compiere il bene». «Da soli non siamo in grado», ma «Dio è più grande del nostro cuore», le parole di Francesco: «Vince il peccato e ci rialza dalle miserie, se gliele affidiamo». «Sta a noi riconoscerci bisognosi di misericordia», l’imperativo del Papa. È «il primo passo del cammino cristiano; si tratta di entrare attraverso la porta aperta che è Cristo, dove ci aspetta Lui stesso, il Salvatore, e ci offre una vita nuova e gioiosa».

I tre ostacoli. La «tentazione di blindare le porte», «la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore», l’insidia di «allontanarci dalla porta». Sono i tre «ostacoli che chiudono le porte del cuore», dai quali il Papa ha messo in guardia, all’inizio della Quaresima. «C’è la tentazione di blindare le porte – ha spiegato nella Messa delle Ceneri celebrata nella basilica di San Pietro insieme ai Missionari della Misericordia – ossia di convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustificandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri». «Così, però, si chiudono le serrature dell’anima e si rimane chiusi dentro, prigionieri del male», ha stigmatizzato Francesco, secondo il quale «un altro ostacolo è la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore». «La vergogna – ha precisato subito dopo il Papa –  è un buon sintomo, perché indica che vogliamo staccarci dal male; tuttavia non deve mai trasformarsi in timore o paura». Infine, «c’è una terza insidia, quella di allontanarci dalla porta: succede – ha spiegato Francesco – quando ci rintaniamo nelle nostre miserie, quando rimuginiamo continuamente, collegando fra loro le cose negative, fino a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima. Allora diventiamo persino familiari della tristezza che non vogliamo, ci scoraggiamo e siamo più deboli di fronte alle tentazioni».  «Questo avviene perché rimaniamo soli con noi stessi, chiudendoci e fuggendo dalla luce, mentre soltanto la grazia del Signore ci libera», l’ammonimento del Papa. «Lasciamoci riconciliare, ascoltiamo Gesù che dice a chi è stanco e oppresso ‘venite a me’», l’invito di Francesco sulla scorta del Vangelo: «Non rimanere in se stessi, ma andare da Lui! Lì ci sono ristoro e pace».

Il compito dei missionari. «Cari fratelli, possiate aiutare ad aprire le porte dei cuori, a superare la vergogna, a non fuggire dalla luce. Che le vostre mani benedicano e risollevino i fratelli e le sorelle con paternità; che attraverso di voi lo sguardo e le mani del Padre si posino sui figli e ne curino le ferite!». È l’invito del Papa ai protagonisti, con lui, della Messa delle Ceneri: i Missionari della Misericordia che poi, al termine della Messa, hanno ricevuto «il mandato di essere segni e strumenti del perdono di Dio», con la facoltà di assolvere anche i peccati riservati alla Sede apostolica, per i quali è prevista la scomunica.

Il mistero del peccato. «Come è arduo amare gli altri, anziché pensare male di loro; come ci costa fare il nostro vero bene, mentre siamo attirati e sedotti da tante realtà materiali, che svaniscono e alla fine ci lasciano poveri», ha riconosciuto il Papa, che nell’omelia si è soffermato sull’«invito di Dio» espresso per mezzo del profeta Gioele: «Ritornate a me con tutto il cuore». «Se bisogna ritornare è perché ci siamo allontanati», ha spiegato Francesco: «È il mistero del peccato: ci siamo allontanati da Dio, dagli altri, da noi stessi». «Non è difficile rendersene conto», l’attualizzazione del Papa: «Tutti vediamo come facciamo fatica ad avere veramente fiducia in Dio, ad affidarci a Lui come Padre, senza paura; come è arduo amare gli altri, anziché pensare male di loro; come ci costa fare il nostro vero bene, mentre siamo attirati e sedotti da tante realtà materiali, che svaniscono e alla fine ci lasciano poveri». «Accanto a questa storia di peccato, Gesù ha inaugurato una storia di salvezza», le parole di Francesco. «Il Vangelo che apre la Quaresima ci invita a esserne protagonisti», ha evidenziato.

Le tre medicine. Preghiera, carità, digiuno. Sono queste, per il Papa, le tre «medicine che guariscono dal peccato». In primo luogo, la preghiera, «espressione di apertura e di fiducia nel Signore», ha spiegato Francesco nell’omelia. «È l’incontro personale con Lui, che accorcia le distanze create dal peccato», ha assicurato Francesco. Pregare «significa dire: ‘non sono autosufficiente, ho bisogno di Te, Tu sei la mia vita e la mia salvezza’». In secondo luogo, la carità, «per superare l’estraneità nei confronti degli altri»: «L’amore vero – ha ammonito il Papa – non è un atto esteriore, non è dare qualcosa in modo paternalistico per acquietarsi la coscienza, ma accettare chi ha bisogno del nostro tempo, della nostra amicizia, del nostro aiuto. È vivere al servizio e vivere il servizio, vincendo la tentazione di soddisfarci». In terzo luogo, «il digiuno, la penitenza, per liberarci dalle dipendenze nei confronti di quello che passa e allenarci a essere più sensibili e misericordiosi». «È un invito alla semplicità e alla condivisione», ha commentato Francesco: dunque, «togliere qualcosa dalla nostra tavola e dai nostri beni per ritrovare il bene vero della libertà».

«La Quaresima sia un tempo di benefica potatura della falsità, della mondanità, dell’indifferenza». È l’invito finale del Papa per questo tempo di preparazione alla Pasqua. «Ritornate a me – dice il Signore – con tutto il cuore», ha ricordato Francesco citando la Bibbia: «Non solo con qualche atto esterno, ma dal profondo di noi stessi». «Gesù ci chiama a vivere la preghiera, la carità e la penitenza con coerenza e autenticità, vincendo l’ipocrisia», ha ammonito. La «potatura» della Quaresima, per il Papa, è necessaria  «per non pensare che tutto va bene se io sto bene; per capire che quello che conta non è l’approvazione, la ricerca del successo o del consenso, ma la pulizia del cuore e della vita; per ritrovare l’identità cristiana, cioè l’amore che serve, non l’egoismo che si serve». «Mettiamoci in cammino insieme, come Chiesa, ricevendo le Ceneri, anche noi diventeremo cenere, e tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso», ha detto Francesco rivolgendosi in particolare ai Missionari della Misericordia, ai quali al termine della Messa conferirà il «mandato» di inviati speciali del Giubileo. «Egli, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui, per ritrovare noi stessi», ha concluso.